Putin (con Xi) alla parata sulla Piazza Rossa: «Verità e giustizia dalla nostra parte»
Nelle parole di Vladimir Putin, l’esaltazione «degli avvenimenti trionfali» di 80 anni fa è presagio di una seconda vittoria che deve ancora venire, ma che è certa. «Noi ricordiamo le lezioni della Seconda Guerra Mondiale, e non accetteremo mai le distorsioni di quei fatti, i tentativi di giustificare i boia e di mentire sui reali vincitori – ha detto il presidente russo intervenendo alla Parata militare del 9 maggio sulla Piazza Rossa -. La Russia è stata e sarà una barriera incrollabile contro il nazismo, la russofobia, l’antisemitismo. Verità e giustizia sono dalla nostra parte».
E qui, ma soltanto in questa frase di un discorso più breve e meno aggressivo rispetto ai tre anni passati, Putin ha fatto riferimento alla guerra in corso in Ucraina. «Tutto il Paese, la società, il popolo sostengono uniti i partecipanti all’Operazione militare speciale – ha detto il capo del Cremlino -. Siamo orgogliosi del loro coraggio e della loro determinazione, di quella forza d’animo che ci ha sempre portato soltanto alla vittoria».
Non pronuncia la parola “Ucraina”, né fa riferimento agli Stati Uniti con cui il Cremlino ha avviato un cauto avvicinamento, di cui Putin è intento a prendere le misure. Evita dunque di condannare direttamente, come in passato, l’“Occidente collettivo”. Anche se, in tribuna alle spalle di Putin, l’ospite d’onore tra i leader stranieri è il presidente cinese Xi Jinping, in un drappello di 27 leader stranieri venuti per lo più dai tradizionali alleati delle ex repubbliche sovietiche oltre che – tra gli altri – da Brasile, Egitto, Serbia, Venezuela. E Slovacchia con il premier Robert Fico, unico leader dell’Unione Europea presente. E’ la fotografia di un sostegno con cui Putin dimostra comunque al mondo di non essere isolato. Anche se non tutti, tra i leader stranieri, hanno appuntato sulla giacca il nastrino nero e arancione di San Giorgio, ormai simbolo della potenza militare russa.
La parata sulla Piazza Rossa
Accanto ai reparti dell’Armata russa, dei Servizi di Sicurezza dell’Fsb e della Guardia Nazionale, introdotti per la prima volta dal ministro della Difesa Andrej Belousov, hanno sfilato sulla Piazza Rossa 13 guardie d’onore di Paesi amici: il contingente più numeroso, con 102 uomini, è quello dell’Esercito popolare cinese. Presenti anche circa 1.500 militari che hanno servito al fronte contro l’Ucraina. Seguiti dalla processione di sistemi missilistici e di artiglieria, da 200 carri armati e blindati. Da sistemi di droni senza pilota, presenti per la prima volta. Il volo di sei bombardieri ha concluso la parata, lasciando in scia il tricolore russo.
Al di là dell’esibizione di veicoli e forza militare, nella guerra in corso nel mondo presente Putin non ha nomi di battaglie vittoriose con cui costellare il proprio intervento. Nel Donbass, a fronte di guadagni territoriali marginali, la Russia continua a perdere più di mille uomini in media, ogni giorno. Il discorso di Putin preferisce così tornare rapidamente nel passato, chinando il capo «davanti alla generazione che ha schiacciato il nazismo, al prezzo di milioni di vite umane ha conquistato libertà e pace per tutta l’umanità».
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