Marche

vi raccontiamo il tour nell’inferno del Miralfiore


PESARO Parco Miralfiore, sabato pomeriggio. Entrando nel boschetto che costeggia via Cimarosa si vede una ragazza in cerca di una dose. Ha le braccia scoperte e la vena è occlusa, nera. In gergo si chiama pista: vuole dire che si è iniettata tanta eroina che quella vena non riceve più.

È l’immagine più brutale delle retrovie del parco, quelle che ieri ha fatto conoscere ai cittadini Alessandro Giardini di Prevaction, un’associazione che aiuta i ragazzi a uscire dalla tossicodipendenza. Ad accoglierci due “vedette”, ragazzi nigeriani sulla panchina pronti a comunicare con i pusher in caso di retata. Basta imboccare il primo sentiero e andare verso la casa abbandonata per vedere abbastanza. Siringhe a terra, fondi di lattine anneriti utilizzati come base per fumare il crack, scatole di metadone per chi è in astinenza. Ci sono bivacchi ovunque e dalla casa escono due nigeriani. All’interno rifugi improvvisati, sedie, resti di materassi.

Da tossico ad attivista

Alessandro conosce bene questi luoghi perché è qui che incontra i tossicodipendenti che vogliono uscire dal mondo della droga.

La sua storia è scandita da oltre 20 anni di dipendenza da cocaina. «Non riuscivo a smettere. Ero arrivato a pesare 40 kg, non mangiavo. Fumavo eroina per calmarmi. Lavoravo e spendevo 3.000 euro ogni weekend in droghe, davo tantissimo dolore alla famiglia. Un giorno sono andato in overdose e mi hanno salvato per miracolo. Ma neanche quello mi aveva fermato. Finché mia madre mi ha spinto a entrare in comunità, a San Patrignano. Ma lì si entra puliti, così sono iniziati 90 giorni di astinenza. Non ce la facevo più e un giorno sono andato in pronto soccorso. Lì è arrivata una ambulanza a sirene spiegate, dentro c’era il mio migliore amico in overdose. L’ho rivisto poco dopo con il lenzuolo bianco che lo copriva. Ho guardato mia madre e ho capito che dovevo cambiare».

Alessandro è entrato a San Patrignano. Quattro anni di comunità tanto da essere scelto come testimonial in tutta Italia. Sembrava fatta. «Ci sono ricascato. Ho visto il fallimento, ma ho avuto la forza di rialzarmi. Ne sono uscito definitivamente grazie al Sert. Un percorso di cui porterò sempre i segni».

Giardini ha 45 anni, ma in questa linea del tempo, ha trascorso più vite. «Oggi aiuto i ragazzi a uscire dalla dipendenza. Solo quest’anno ho incontrato 2.300 studenti e ho un centro d’ascolto a Utopia al Miralfiore. Seguo 12 ragazzi, tra loro c’è anche chi ha appena 16 anni ed è dipendente da cocaina».

Il tour prosegue

Si arriva al boschetto verso via Cimarosa, incolto. La vegetazione è troppa: va necessariamente pulito. Ci sono due transenne inutili, le vie di fuga sono tutte aperte, con buchi nella rete. Nel percorso abbiamo già incontrato almeno 6 tossici. All’interno ci sono 4 ragazzi. Hanno le pupille a spillo, hanno fumato eroina. Non gradiscono la nostra presenza, ma Alessandro li “converte” e strappa loro una promessa: lunedì andranno al centro d’ascolto. Sorrisi e abbracci perché sanno che verranno aiutati.




Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »