Omicidio Bruschini, assassino condannato a 13 anni e 8 mesi: «Non sono stato io»
di M.R.
Condannato a 13 anni e 8 mesi di reclusione, come richiesto dal Pm Marco Tramaglia, più quattro anni in una Rems, il 47enne Osiel Mancha Pereira, per l’omicidio dell’imprenditore spoletino Luca Bruschini, aggredito a colpi di roncola davanti al suo negozio di vernici, in zona Polymer a Terni, e morto quattro mesi più tardi all’età di 40 anni.
Omicidio Bruschini Era il febbraio del 2024. A indagini appena avviate, il 47enne di origine cubana si dichiarò colpevole del terribile gesto, presentandosi spontaneamente alle forze dell’ordine. Recentemente il Gip Barbara Di Giovannantonio ha concesso il rito abbreviato così come richiesto dai legali Luca Gentili e Laura Spaccino; la sentenza è stata emessa nel pomeriggio di martedì al termine di una lunga Camera di consiglio. Davanti al giudice, Pereira ha raccontato gran parte della propria vita, la tormentata infanzia, una violenza sessuale subita, l’epilessia sin da bambino ed ha concluso di non essere stato lui a colpire quella sera il suo ex datore di lavoro.
Pereira condannato Il 47enne era stato un collaboratore dell’attività per circa 9 mesi; non era dipendente diretto dell’azienda ma esercitava come libero professionista. A specificarlo sono i genitori della vittima, rappresentati dai legali Attilio e Daniele Biancifiori che raccontano di un rapporto di lavoro con l’uomo sereno e cordiale. Tuttavia nel passato di Pereira sono risultati oltre 15 esposti che lo stesso aveva presentato perché riteneva di essere vittima di persecuzioni. Secondo quanto dichiarava, qualcuno cospirava contro di lui e gli voleva addossare responsabilità di reati ai quali si diceva estraneo. Dalla Procura tutto archiviato senza esito; l’ultimo esposto era proprio nei confronti della famiglia Bruschini. L’avvocato Gentili a tal proposito dichiara: «Forse la tragedia poteva essere evitata». La condanna a 13 anni e 8 mesi è frutto anche della seminfermità mentale riconosciuta al Pereira. Biancifiori: «Condividiamo il giudizio di condanna perché è riconosciuta la responsabilità del 47enne ma la pena inflitta lascia l’amaro in bocca alle persone offese».
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