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Le vittime dei preti pedofili contro papa Francesco: “Solo belle parole”. Ma il pontefice ha rimosso vescovi e introdotto norme più severe

Mentre il mondo piange la morte di Francesco, c’è una voce fuori dal coro nel riconoscimento di un pontificato di rottura rispetto al passato e di un Papa che ha dimostrato di essere controcorrente. Il tema è quello che più ha ferito la Chiesa in questi anni tra scandali, coperture e insabbiamenti: la pedofilia tra i sacerdoti e l’omertà dei vertici. E così Cristina Balestrini, a nome del Coordinamento dei Familiari delle Vittime di preti pedofili, in un giorno di grande dolore, ricorda l’enorme sofferenza delle vittime, spesso ignorate e inascoltate. “Un Papa che ha parlato tantissimo di pedofilia, forse il pontefice che ne ha parlato di più, che ha scritto di più su questo tema. Ha fatto anche un Motu Proprio per ‘gestire’ gli insabbiatori, ovvero i Vescovi che hanno protetto i sacerdoti accusati di pedofilia. Grandi complimenti da tutto il mondo, sempre e comunque. Ma l’onestà intellettuale di approfondire queste infinite ‘parole o scritti’ non è stata colta da nessuno. Le voci ‘fuori dal coro’ sono scomode, non sono politicamente corrette”.

“Nulla di concreto” – Un attacco frontale contro la gestione dei uno dei dossier più delicati che prosegue con queste parole: “Nessuno ha osato dire che erano solo belle parole – dice la Balestrini -, Noi familiari delle vittime dei preti pedofili vogliamo esprimere il nostro ringraziamento a Papa Francesco: grazie per aver parlato tanto di pedofilia, senza aver fatto nulla di concreto per contrastare. Grazie per aver lasciato credere di essere vicino alle vittime dei preti pedofili, ma di non aver mai incontrato quelle “scomode” che le avrebbero ricordato il fallimento del suo pontificato in questo ambito. E preghiamo Dio che conceda a questa Chiesa allo sbando un Pastore che sappia davvero purificarla”.

Le azioni del Papa – Nel pontificato bergogliano ci sono sì molte parole, ma anche diverse azioni concrete. La “assoluta mostruosità” della pedofilia, in realtà – cronaca alla mano – è stata affrontata da subito. Pochi mesi dopo la sua elezione (marzo 2013), dopo aver annunciato che avrebbe proseguito nel cammino intrapreso da Ratzinger, ha inserito nel codice penale dello Stato vaticano i delitti contro i minori, sottoponendo alla giurisdizione penale tutti i membri della Curia romana e dell’amministrazione della Santa Sede.

Informato delle accuse rivolte al nunzio (ambasciatore) vaticano Jozef Wesolowski a Santo Domingo, lo aveva richiamato a Roma e lo aveva sottoposto ad un processo canonico, al termine del quale Wesolowski era stata condannato allo stato laicale. Senza dimenticare il conseguente arresto con il sì del Papa. Ci sono state anche altre le singole decisioni sui porporati: Theodore McCarrick, per esempio, che nel 2019 venne ridotto allo stato laicale. Per comprendere il cambio di passo rispetto al passato, si può ricordato il caso di Marcial Maciel Degollado, fondatore e capo dei Legionari di Cristo, Benedetto XVI lo aveva allontanato dalla guida del movimento e gli aveva imposto una vita appartata, ma non aveva avuto il coraggio di sottoporlo a processo. Nel 2019 era poi emerso che almeno 175 minori erano stati abusati, a partire dal 1941, da 33 preti.

La commissione e il caso Pell – Nel 2014 Francesco istituisce una commissione, all’interno della Congregazione per la Dottrina della Fede, per velocizzare l’esame delle denunce nei confronti di religiosi, evitando l’accumularsi di cause non esaminate: in quella commissione c’è anche una vittima di abusi. Nel 2016 rafforza le norme che prevedono la rimozione dei vescovi precisando che tra le “cause gravi” è compresa “la negligenza dei vescovi nell’esercizio del loro ufficio, in particolare relativamente ai casi di abusi sessuali compiuti su minori ed adulti vulnerabili”. Un compito che decide di assumere personalmente. Nel corso del 2017 va registrata la richiesta di perdono per le vittime degli abusi, ma è anche l’anno dello scandalo che coinvolge un cardinale: George Pell, voluto da Papa Francesco a capo delle finanze del Vaticano, arrestato, processato, condannato ma poi prosciolto nel 2023. È l’agosto del 2017 quando il pontefice definisce la pedofilia “assoluta mostruosità”, ma appare ancora intrappolato tra buone intenzioni e riforme poco incisive. Consapevole di anni di silenzi, omertà e insabbiamenti a settembre Bergoglio dice “La Chiesa è arrivata tardi. Mai la grazia ai colpevoli”.

Irlanda e Usa – Nel gennaio 2018 Papa Francesco commissaria “Società di vita cristiana”: c’è la gestione gestione economica nel mirino, ma il fondatore è accusato di pedofilia. Ma il 2018 è soprattutto la presa di coscienza della profondità degli abusi commessi, in alcuni paesi in particolare. E così Bergoglio va in Irlanda, una delle comunità cattoliche più ferite dallo scandalo: ad agosto alle vittime promette: “Elimineremo questo flagello a ogni costo”. In estate è il momento di guardare oltre oceano e in una lettera esprime il mea culpa della Chiesa dopo il rapporto dell’Investigating Grand Jury della Pennsylvania (Usa) che accusa 301 sacerdoti di aver abusato di oltre mille minori dagli anni ’40 in poi. “Atrocità contro i più vulnerabili, chiediamo perdono” le parole del Papa.

Nel 2019 – appena un mese dopo il summit in Vaticano con i vescovi di tutto il mondo – con un Motu proprio rafforza le norme “per prevenire e contrastare gli abusi contro i minori e le persone vulnerabili” nell’ambito della Curia romana e nello Stato della Città del Vaticano. Affida agli organi giudiziari vaticani la giurisdizione penale su questi reati; istituisce, tra l’altro, l’obbligo di denuncia penale. E poi la stretta continua con altri provvedimenti, dall’abolizione del segreto pontificio per questi casi, all’allungamento della prescrizione a vent’anni e calcolata dal momento in cui la vittima ha compiuto i 18 anni di età. Non sono mancati i momenti di stizza del pontefice rispetto alla critiche come quando nel febbraio del 2019 aveva definito “parente del diavolo chi accusa Chiesa”. Ma il 2019 è stato comunque l’anno del vademecum per i vescovi su come trattare i casi di abuso su minore e dell’istituzione degli sportelli per le denunce e obbligo di segnalazione degli abusi e dell’eliminazione, in dicembre, del segreto pontificio sugli abusi.

Il vescovo rimosso e norme più severe – Un percorso che però è apparso ancora insufficiente rispetto alla richiesta di giustizia e verità delle vittime. Nel luglio del 2020 il Vaticano ordina che siano verificate anche le denunce anonime, un passo avanti rispetto alla troppa prudenza se non indifferenza o complicità alle segnalazioni che arrivano, molto spesso, prima ai vertici della comunità ecclesiastiche. E il 17 ottobre 202o Francesco, anche in quest’ottica, rimuove un vescovo polacco per aver insabbiato alcuni abusi. Nel 2021 si scaglia nuovamente contro la mentalità omertosa: “La prima reazione è coprire tutto, anche nella Chiesa” dice. Nel 2021 un altro passo avanti con norme più severe. In questo senso appare importante il trasferimento dei canoni riguardanti il delitto di abuso sessuale sui minori e i reati di pedopornografia dal capitolo sui “delitti contro obblighi speciali” a quello sui “delitti contro la vita, la dignità e la libertà della persona”.

Il 2021 è anche l’anno della vergogna per i casi di abusi denunciati in Francia: 216mila casi di pedofilia dal 1950 al 2020. Una enormità che sciocca anche perché la commissione parla di “un’indifferenza profonda e anche crudele” nei confronti delle vittime. In una intervista esclusiva al FattoQuotidiano.it per i suoi 10 anni di pontificato Bergoglio tra le altre cose della pedofilia dice: “La Chiesa ha capito che non può più coprirla”. Anche anche se nelle cronache recenti italiane sono emersi i casi di don Samuele Marelli e don Ciro Panigara, il primo indagato dalla procura di Monza e sotto processo canonico, il secondo finito agli arresti domiciliari. In entrambi i casi i sacerdoti erano stati già segnalati per i loro comportamenti osceni negli anni passati. Eppure solo lo scorso settembre Bergoglio aveva ribadito: “Non c’è posto per l’abuso e la copertura degli abusi”.


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