Quella volta che il Papa scrisse a una donna trans: «I pregiudizi fanno male, siamo tutti figli di Dio»
Questo articolo era stato pubblicato il 27 ottobre 2022 ed era stato fra i più letti
Una lettera scritta a mano e firmata «Francesco». L’ha ricevuta Alessia Nobile, donna trans credente, che il 21 giugno era andata a Roma per incontrare il Papa e consegnargli il libro in cui ha raccontato la sua storia: «La bambina invisibile».
«Sono andata in Vaticano con un gruppo di cristiani omosessuali religiosi: loro conoscevano una suora francese amica del Papa, Suor Genevieve, che si occupava anche di aiutare le ragazze transgender», ci racconta. «La religiosa mi ha consegnato un pass personale ed io ero incredula: non pensavo ad un incontro “da vicino” con il Papa. Invece ebbi questa occasione, e a fine udienza gli consegnai il mio libro. Mi presentai: “Sono una donna transgender…”, per mettere le mani avanti, qualora lui non mi avesse voluto ricevere. Perché sì, sono diventata anche io una portatrice sana di pregiudizi. Ma il Papa tagliò corto e mi invitò a presentarmi con il mio nome: “Ma come ti chiami?”».
Papa Francesco, con il libro in mano, le disse: «Hai fatto benissimo a scrivere questa storia. Bisogna raccontare, informare, perché le persone non sanno».
Il giorno dopo, colpita dall’incontro, Alessia manda una lettera il Papa, per ringraziarlo della sua accoglienza e delle sue parole, ma senza sperare in una risposta. Invece l’11 luglio riceve una mail da Padre Gonzalo Aemilius, segretario personale del Papa: in allegato c’è la lettera del Pontefice, scritta a penna.
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