Aluccio, il creator di Tolentino da oltre mezzo milione di follower e 300 milioni di visualizzazioni
di Federico De Marco
Ragioniere, padre di Mogliano e madre di Tolentino, è diventato in breve uno dei creator più seguiti in Italia. È Alessandro Andreozzi, alias Aluccio. Sta letteralmente spopolando: su Tiktok ha raggiunto mezzo milione di follower e oltre 25 milioni di like. Su Instagram, in meno di 12 mesi, ha raggiunto 250mila follower.

Alessandro Andreozzi
Numeri vertiginosi per i suoi video, tra sketch e commedia, che naturalmente diventano virali. Unendo i due social principali, Tiktok e Instagram, Aluccio viene visto di media da circa 15 milioni di utenti al mese. In totale ha raggiunto oltre 300 milioni di visualizzazioni in meno di due anni.
Da capogiro. Come pochi nel pianeta dei social. I suoi interventi sono vari. Non disdegna di combattere la violenza di genere come difendere il dialetto marchigiano che, secondo lui, viene bistrattato negli ambienti dello spettacolo e dell’intrattenimento.
Lui è orgogliosamente maceratese, e si sente. Grazie ai suoi numeri Aluccio si è prepotentemente lanciato nel panorama dell’intrattenimento nazionale.
È stato citato ed ha collaborato con programmi e personaggi famosi della radio, tv e web. Collabora in pianta stabile con Scuola Zoo come content creator e ha avuto interazioni con molti altri personaggi famosi e con alcuni dei quali ha approfondito una conoscenza diretta. Partecipa regolarmente a podcast e programmi radio e tv. Di recente è stato ospite ai Webboh Awards a Milano, evento di riferimento per il web che si potrebbe paragonare agli storici Telegatti degli anni ’90 e 2000 per ospiti e hype.
Aluccio ha 22 anni, è diplomato in ragioneria e dopo la scuola ha sempre lavorato per finanziarsi le passioni digitali ed aiutare a casa con le spese. Lo scorso autunno si è abilitato come consulente previdenziale assicurativo. È stato anche assunto in una cooperativa nel settore della logistica farmaceutica come apprendista part-time. Studia marketing digitale con il progetto di avviare in breve tempo una propria agenzia dedicata al social media management. Nel tempo libero frequenta la palestra e per molto tempo ha giocato a calcetto con le Cantine Riunite nel ruolo di portiere. È appassionato di cinema e tifa Inter.
Come nascono i tuoi video e da cosa prendi spunto?
«In genere non ho una metodologia specifica. Cerco di essere più naturale possibile. Seguo i trend. A volte trovo l’ispirazione istantaneamente, a volte l’aspetto per giorni. In entrambi i casi, quando mi arriva, riporto il tutto su carta e ci lavoro fino a farli diventare degli sketch. Le ispirazioni mi giungono da tutto e tutti, spesso proprio dai miei followers. Trovato l’input poi inizio il lavoro. A volte dietro un video di 60 secondi ci sono settimane di lavoro e ore di girato».
Come riesci a catturate i follower?
«In realtà vengono da soli. Ogni contenuto è creato con la speranza di rappresentare quante più persone possibili, indipendentemente dal sesso o dalla fascia di età, perciò una volta creato un contenuto di qualità, e pertinente, il processo è quasi automatico. Poi chiaramente c’è un approfondimento post pubblicazione sull’analitica e da questa si valuta il da farsi e i contenuti a seguire. Su questo mi confronto con il team di Offtopic Multiservices del quale faccio parte anche io, mentre sull’aspetto creatività preferisco lavorare da solo».
Di che tipo sono i commenti sotto ai tuoi video?
«Ho la fortuna di avere una community unita. Quando gli sketch che proponi si basano sull’interpretazione di personaggi ricercando la “relatable comedy”(situazione in cui ci si può indentificare), se fatto di qualità, è difficile ottenere un riscontro negativo da parte del pubblico. Interpretando delle figure che per quanto comuni rimangono comunque immaginarie è improbabile che lo spettatore le giudichi in maniera negativa o si schieri, al massimo si rivede in quel personaggio».
Quanto influisce nel tuo linguaggio il dialetto maceratese?
«La cadenza mi aiuta a dare un’identità ad ogni mia sceneggiatura, altrimenti sarebbe tutto più piatto e generico. Ho anche studiato la dizione e potrei recitare in italiano senza cadenza ma in determinati casi l’avere un accento riconducibile al nostro dialetto rende il video più performante perché dai un motivo ai tuoi seguaci di affezionarsi a te: chiaro è che, per essere supportato da una grande fetta di pubblico, devi essere anche compreso da tutti, per questo utilizzo la cadenza ma cerco di evitare il dialetto stretto. È sempre meglio bilanciare la proposta, soprattutto da quando i numeri sono cresciuti».