Marche

«Sotto ci sono i resti di una necropoli»

SIROLO Sette anni di nulla. O meglio, di tentativi andati a vuoto per poter ristrutturare un antico casale sopra la spiaggia Urbani di Sirolo. Il nodo più grande? Il diniego della Sovrintendenza nostrana che, del restyling, sembrerebbe proprio non volerne sapere a causa, della possibile presenza nel sottosuolo del rustico di reperti archeologici dell’età picena.

Lo stallo

Il limbo è quello vissuto dall’anconetana Barbara Sabatini, che nel 2012 ha acquistato il casale, realizzato con la pietra del Conero, a pochi passi dal centro storico del paese. Non immaginava certo di poter rimanere imbrigliata nelle maglie della burocrazia. «Sono anni che faccio progetti e spendo soldi, ma ancora non ho potuto mettere mano al casale» le parole di Sabatini che nei mesi scorsi ha tentato l’ultima carta, rivolgendosi alla direzione generale della Sovrintendenza, a Roma, cui ha chiesto di avocare il procedimento per le autorizzazione ai lavori.

La cronologia dei fatti. L’acquisto è del 2012 e la Sovrintendenza non ha mai esercitato il diritto di prelazione. Il primo progetto di restyling viene presentato agli enti competenti nel 2018. Dalla Sovrintendenza arriva il diniego: un “no” quasi scontato. «Avevo proposto uno scavo di 20-30 cm nel sottosuolo, che però è sottoposto a vincolo per la tutela archeologica. Un vincolo risalente al 2006». Nell’area sottostante, nel periodo tra il ‘70 e il ‘72, erano stati individuati reperti databili a partire dal VII secolo a.C. e facenti parte del cosiddetto Circolo delle Fibule. Furono recuperati centinaia e centinai di reperti (tra tombe e corredi) per quella che la Sovrintendenza, nella lettera di diniego, aveva definito «una necropoli» per cui era necessario completare l’indagine archeologica, poi mai effettivamente portata a termine per la presenza del casale. Da lì, sono passati anni. «Siccome il vincolo riguardava solo il sottosuolo e non le particelle dell’alzato, è stato predisposto un secondo progetto per lavorare dal piano terra in su».

Niente è cambiato. «Secondo la Sovrintendenza alcuni lavori, non si capisce quali, andrebbero ad interferire con il sottosuolo, anche se non sono previste opere di scavo» dice rammaricata la proprietaria. Nei mesi scorsi è stata cercata più volte un’interlocuzione per trovare una soluzione. «Mi è stato proposto di demolire il casale e di costruire più in là, sempre nel mio giardino. Ma questo vorrebbe dire altri soldi e un altro progetto. E non ci penso neanche. Sono anche disposta a far eseguire un saggio per verificare se eventualmente ci sia qualcosa sotto il mio terreno. Ma a quanto pare non posso fare niente». Per la Soprintendenza, la realizzazione di fondazioni superficiali potrebbe alterare il deposito archeologico, anche in prospettiva di un futuro scavo che, però, dagli ‘70 non è mai stato programmato.

Un accordo, ad oggi, non è stato trovato, tanto che alla proprietaria è arrivata una comunicazione di pre-diniego dalla Sovrintendenza. Sabatini, con i suoi legali, ha chiesto di poter far passare il procedimento agli uffici di Roma. In attesa della risposta, la Soprintendenza locale ha sospeso l’iter.




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