Filippo Magnini: «Da ragazzo, mia madre, il giorno delle gare mi preparava sempre una bisteccona. Ma la vera “benzina” è stata la pasta: ne mangiavo fino a mezzo chilo al giorno»
Un buon piatto di pasta non si nega a nessuno. A chi è a dieta, ma men che mai a chi pratica attività sportiva a livello amatoriale e soprattutto agonistico. Un recente studio dell’Università di Milano, pubblicato sull’International Journal of Food and Sciences and Nutrition, ha osservato oltre 60 atleti non professionisti, scoprendo un forte pregiudizio verso i carboidrati, ritenuti erroneamente responsabili di peggioramenti della composizione corporea. Un falso mito che occorre necessariamente sfatare, se non addirittura «ribaltare», considerato che oggi persino il Comitato Olimpico USA evidenzia che un basso apporto di carboidrati peggiora le performance sportive. Non solo: l’ultima revisione dei LARN – i Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti – ha proposto per la prima volta una sezione dedicata alla popolazione sportiva, confermando che anche l’alimentazione atletica deve ispirarsi alla dieta mediterranea, con il 45-60% dell’energia proveniente dai carboidrati.
I nutrizionisti lanciano pertanto un appello per dire no alla «carbofobia» nell’alimentazione sportiva, ribadendo che alimenti fonte di carboidrati, come la pasta, contribuiscono al benessere e al miglioramento delle performance di milioni di sportivi che, seguendo mode alimentari prive di fondamento scientifico, rischiano di compromettere i loro obiettivi e la salute.
In effetti, se il due volte campione del mondo nei 100 metri stile libero Filippo Magnini potesse attribuire una medaglia d’oro a un alimento, sceglierebbe proprio la pasta. Lo ha rivelato in occasione di un appuntamento a Milano dedicato al binomio pasta&sport e inserito nel ciclo di incontri «Let’s Talk About Food & Science», promosso dal gruppo Barilla, a cui hanno preso parte anche esperti del campo della nutrizione, come Elisabetta Bernardi, Nutrizionista dell’Università di Bari e divulgatrice scientifica, Michelangelo Giampietro, Specialista in Medicina dello sport e Scienza dell’alimentazione, e Patrizia Riso, Professore Ordinario di Nutrizione Umana dell’Università degli Studi di Milano.
«Sono un fan numero uno della pasta e della dieta mediterranea», ha detto il campione. «Non solo perché sono italiano ma anche perché sono stato un atleta che ha fatto uno sport molto impegnativo, uno sport aerobico, che richiedeva uno sforzo prolungato. Ogni giorno dovevo percorrere a nuoto 15 km e sostenere almeno 7 ore di allenamento. Per me era fondamentale introdurre gli alimenti giusti sia per affrontare questo tipo di allenamento, sia prima, sia dopo, per recuperare energia in fretta».
Per Filippo Magnini, gli «alimenti giusti» comprendevano in primis la pasta, proprio per gli effetti favorevoli su forza e composizione corporea che produce su chi pratica sport: apporta carboidrati complessi a lento rilascio, proteine vegetali (in media 12-13%, ma alcune tipologie superano il 20%), vitamine del gruppo B e minerali come il potassio, il tutto con una quota minima di grassi. E c’è di più. Anche nel recupero post-allenamento i carboidrati si dimostrano fondamentali, poiché riducono l’incidenza di infortuni e danni muscolari da sovraccarico. L’ex atleta non nega di averne mangiata tantissima: «Nei periodi di gara mangiavo 200-300 etti di pasta a pranzo e poi anche a cena. Solo nei momenti di pausa o recupero la riducevo a 80-100 grammi per pasto, ma non l’ho mai eliminata del tutto, specialmente durante le gare: senza la giusta “benzina” la ripartenza era più faticosa. E pensare che da ragazzo, mia madre il giorno delle gare mi preparava sempre una bisteccona, pensando di fare qualcosa che mi aiutasse. In effetti andavo a gareggiare con un mattone nello stomaco!».
I benefici della pasta nello sport sono stati confermati da moltissimi atleti: da Pietro Mennea a Marcel Jacobs, da Serena Williams a Roger Federer e Usain Bolt. Fino a Michael Phelps, che arrivava a mangiarne fino a un chilo al giorno. «In vista di una competizione importante, nei giorni precedenti facevo sempre un carico di carboidrati considerevole – il cosiddetto carb loading – proprio per avere la riserva di energia giusta per affrontare una settimana di gare», ha continuato Magnini. «La pasta si presta particolarmente alla creazione di piatti unici che rispettino la piramide alimentare mediterranea. È versatile, digeribile… Sfido chiunque a svegliarsi la notte e dire “questo piatto di pasta al pomodoro mi è rimasta sullo stomaco!”».
In effetti, quando si gareggiava all’estero, non sempre era facile trovare disponibilità di pasta. «Soprattutto in America c’erano tanti maxicorner dedicati ad hamburger e hot dog e magari solo uno piccolo con la pasta, dove però c’era sempre una fila infinita! Noi italiani abbiamo insegnato anche agli altri atleti come si mangia. Ricordo che i giapponesi portavano il fornellino in piscina per cuocersi la pasta in bianco, tra una gara e l’altra. Molti, poi, si avvicinano sempre alle tavolate degli italiani che hanno sempre un’area conviviale, sono tutti felici e si portano l’olio da casa… Perché quando partivamo per una gara, noi avevamo sempre una valigia in più soltanto per il cibo italiano».
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