Il riposo assoluto non rispettato, la polmonite, lo stress e l’età avanzata. “Così l’ictus ha colpito Papa Francesco”
Un ictus cerebrale ha causato il coma e quindi ha compromesso più organi compreso il cuore, portando al collasso cardiocircolatorio irreversibile. È questa probabilmente la sequenza di eventi che ha causato la morte di Papa Francesco, spirato il lunedì di Pasqua alle 7.35. Il pontefice, dimesso un mese fa dal Policlinico Gemelli, doveva essere in convalescenza e avrebbe dovuto rispettare due mesi di “riposo assoluto” per le conseguenze di quella polmonite bilaterale che aveva imposto un ricovero di 38 giorni e che avrebbe richiesto un periodo di tranquillità e riposo. Nel certificato medico si parla genericamente di ictus cerebrale perché senza una Tac è impossibile stabilire se sia stato un ictus di tipo ischemico, dovuto cioè all’occlusione dei vasi sanguigni, o di tipo emorragico, dovuto alla rottura di un vaso sanguigno con la perdita di sangue nel cervello. Certo è che Bergoglio – forse per la concomitanza del Giubileo e comunque mai veramente lontano dagli impegni e dalla gente – si è esposto molto prima di quanto i medici che lo hanno curato avevano raccomandato.
Secondo il presidente della Società italiana di cardiologia Pasquale Perrone Filardi “l’ipotesi più probabile è che sia stato un ictus cerebrale emorragico, dall’esordio più complesso e tale da portare al coma, causando una cascata di eventi su altri organi incluso il cuore e il sistema cardiovascolare, fino a provocare il collasso e a determinare la morte”. Ipotesi condivisa dal vicepresidente della Società italiana di medicina interna Roberto Tarquini, primario di Medicina interna all’ospedale di Empoli: “Difficilmente – osserva – l’ischemia può portare alla morte”.
È difficile stabilire chiaramente se ci sia un nesso fra i tanti impegni pubblici presi dal Papa durante la convalescenza in quanto, in seguito a una polmonite grave, eventi fatali come infarti e ictus sono purtroppo frequenti, in qualsiasi condizione. “La mortalità è altissima nei due mesi successivi a una polmonite grave”, osserva Francesco Blasi, direttore del dipartimento di Medicina interna e della Pneumologia del Policlinico di Milano. “È una mortalità dovuta a eventi cardiovascolari o cerebrovascolari, come infarti e ictus” e questi ultimi – aggiunge – sono legati a strascichi dell’infiammazione”. Durante la polmonite, infatti, l’infiammazione può diffondersi nell’organismo, “con danni anche a carico di arterie e arteriole: questa situazione può predisporre il sistema a un evento cardiovascolare acuto”.
È comunque vero che lo stress eccessivo dell’ultimo mese – la prima uscita risale al 7 aprile, l’ultima ieri nel giorno di Pasqua nonostante la debolezza – potrebbe avere avuto un ruolo in una condizione fragile come quella di Bergoglio, osserva Tarquini. Precisando che l’ischemia avrebbe potuto verificarsi anche in modo indipendente dallo stress, osserva che generalmente, insieme all’età avanzata, lo stress potrebbe mettere alla prova sia l’apparato cardiocircolatorio sia quello respiratorio. “Era noto – aggiunge – che dopo il momento difficile della malattia, per il Papa sarebbe stato necessario un periodo di riposo, ma gli impegni che ha affrontato per la Pasqua potrebbero avere comportato un affaticamento”.
Per Stefano Nardini, ex direttore della Pneumologia dell’ospedale di Vittorio Veneto (Treviso), “è possibile che il Papa facesse una terapia antiaggregante, che possa avere facilitato un evento emorragico”. È stato l’epilogo della lunga storia della salute del Papa, nella quale per oltre 60 anni i problemi ai polmoni sono stati un’insidia ricorrente. “Aveva sicuramente una fragilità dei polmoni”, prosegue lo pneumologo ricordando l’asportazione del lobo superiore del polmone destro a causa di una grave infezione respiratoria. Era il 1957 e allora Bergoglio aveva 21 anni. “Quell’intervento rese i polmoni fragili – prosegue Nardini – e da allora si sono verificati più casi di riacutizzazione di bronchiti croniche ostruttive“. È accaduto nel marzo 2023 quando non riuscì a partecipare alla Via Crucis, nel dicembre 2024 quando dovette annullare il suo intervento alla Cop28. Erano crisi dalla duplice causa, determinate sia dalla bronchite sia dal fatto che la mancanza di una porzione del tessuto polmonare riduceva la superficie di scambio fra il tessuto dei polmoni e l’aria. “Nell’ultima crisi – rileva – ha giocato il suo ruolo anche l’età avanzata”. Durante il suo pontificato, inoltre, il Papa ha affrontato un intervento di cataratta nel 2019 e un intervento al colon nel 2021, dovuto a un’infiammazione dei diverticoli. Ultimamente aveva serie difficoltà a camminare ed era costretto a spostarsi in carrozzella a causa di un dolore persistente alla gamba.
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