Cultura

“Xiu Mutha Fuckin’ Xiu: Vol. 1”: a gennaio album di cover in arrivo per i Xiu Xiu

Le parti più emozionanti e terrificanti dei sogni (o degli incubi) sono quelle che riconosciamo. Frammenti familiari si scontrano e si ricompongono in qualcosa di strano. Le cose che pensavamo di conoscere vengono capovolte o fatte a pezzi e ricucite al contrario. Quel brivido inquietante – il brivido del riconoscimento seguito dal disorientamento – è al centro di “Xiu Mutha Fuckin’ Xiu: Vol. 1“, l’ultima raccolta di cover, attesa il 16 gennaio, dei prolifici provocatori musicali Xiu Xiu. Jamie Stewart, Angela Seo e David Kendrick deformano e distorcono classici che abbracciano decenni e generi diversi, dal rock n’ roll degli anni ’50 alla new wave, da Robyn ai Throbbing Gristle.

Gli Xiu Xiu non sono nuovi alle interpretazioni. Fin dalla loro nascita nel 2002, hanno regolarmente reso omaggio agli artisti che venerano, da “Ceremony” dei New Order (presente nell’EP “Chapel Of Chimes”) a “Under Pressure” di David Bowie e Queen (per “Women As Lovers” del 2008).

Hanno realizzato album tributo, come “Nina” del 2013, in onore di Nina Simone, e “Xiu Xiu Plays the Music of Twin Peaks” del 2016, consolidando la loro reputazione di artisti capaci di reinterpretazioni ponderate. In dodici tracce, “Xiu Mutha Fuckin’ Xiu: Vol. 1” raccoglie una selezione inebriante di cover mensili che la band ha iniziato a pubblicare nel 2020 attraverso la sua serie in abbonamento su Bandcamp, espandendo il suo universo sconcertante per entrare in comunione con artisti di ogni epoca.

Per gli Xiu Xiu, le cover non sono una questione di miglioramento, ma di riverenza. “Non le affrontiamo mai pensando ‘come possiamo migliorarle’, ma piuttosto ‘cosa possiamo imparare da esse’”, dice Stewart a proposito del processo. Gli Xiu Xiu esplorano la musica che li ha commossi, come se ogni artista fosse una singolare divinità creativa. Il risultato è “una piccola offerta onorifica alla musa che ci ha creati”.

Alcune cover sono una visione oscura dell’originale, che mette a fuoco l’aura pronunciata della canzone. La ribelle sfida di “Cherry Bomb” delle Runaways si incanala attraverso pulsazioni industriali e percussioni striscianti: una bomba a orologeria di distorsione acida e ribellione. La loro versione di “Psycho Killer” dei Talking Heads rinasce con organi urlanti anni ’60, spirali di flauto e vortici di voci riverberate. Sembra più vecchia dell’originale, come se Question Mark & The Mysterians o 13th Floor Elevators fossero stati coinvolti nella conversazione. Altre rielaborazioni, come “Dancing On My Own” di Robyn o “Lick Or Sum” di GloRilla, portano alla luce nuove interpretazioni dei successi contemporanei.

Alcune canzoni hanno presentato ostacoli inaspettati. “In Dreams” ha messo alla prova i limiti delle capacità vocali di Stewart; “Triple Sun” dei Coil ha offerto loro l’opportunità di studiare una band a cui gli ascoltatori li associano costantemente; Stewart si è commosso fino alle lacrime durante la registrazione di “Some Things Last a Long Time” di Daniel Johnston: “Se esiste una voce sincera e ferita al mondo, è la sua“. In XMFX, gli Xiu Xiu rimodellano gli echi della storia del pop in sedute spiritiche, sogni lucidi e rituali sonori, infondendo nuova vita al passato della musica attraverso una pratica sostenibile che dura da anni.

“Cherry Bomb” delle Runaways e “Some Things Last a Long Time” di Daniel Johnston sono già disponibili:


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