Zegna “Il made in Italy a Dubai con una sfilata. Pionieri come 115 anni fa”
Gildo Zegna, tra i primi a far conoscere il made in Italy in Cina e l’unico imprenditore del lusso italiano a quotare a Wall Street l’azienda, ora ha portato la sfilata del marchio fondato da suo nonno a Dubai, con una serie di eventi per promuovere la qualità della manifattura negli Emirati.
Perché avete sfilato a Dubai?
«L’idea era di avvicinare la qualità del made in Italy a un mercato in forte crescita come quello degli Emirati, fondendo le due culture in un evento unico. Volevamo essere pionieri, come lo sono stati le generazioni che mi hanno preceduto, con una sfilata evento speciale perché è la prima di Zegna all’estero e mi lasci ringraziare il presidente della camera della moda Carlo Capasa, per aver capito e assecondato lo spirito di questa iniziativa che porta il made in Italy in una regione in cui il lusso ha una solida crescita. Gli Emirati sono un hub del lusso internazionale, dove viene realizzato il 10% del fatturato di Zegna, cifra che è quadruplicata dal 2019 e che ora puntiamo a rafforzare ulteriormente».
Avete in programma aperture in Medio Oriente o altre iniziative?
«Siamo un cantiere sempre in fermento. In alcune delle capitali mondiali stiamo creando Salotto Zegna, un’area privata in cui invitiamo “a casa” i principali clienti offrendo un’esperienza e prodotti unici, capi “bespoke” fatti a mano, tra cui abiti che richiedono tre prove e 70 ore di lavoro. Ci rivolgiamo a una fascia selezionata della clientela, per coccolarla in un modo un po’ speciale, nel solco della tradizione della nostra sartorialità, di qui la scelta del nome in italiano. Il su misura rappresenta il 10% dei ricavi Zegna e il bespoke ne è la massima espressione. In Medio Oriente oggi abbiamo 15 store e per rafforzarci, puntiamo al raddoppio dei negozi».


I dazi Usa non vi preoccupano?
«Mi preoccupa di più l’incertezza che si è creata in questi mesi e la debolezza del dollaro che si riflette sul renminbi, anche perché Usa e Cina sono due dei nostri maggiori mercati di sbocco».
E gli altri marchi del gruppo, cioè Thom Browne e Tom Ford?
«Anche Browne e Ford stanno facendo un percorso che tende all’eccellenza. Per quanto riguarda Thom Browne ci siamo concentrati sullo sviluppo dei negozi diretti a scapito del wholesale, una strategia che nel breve termine si è fatta sentire ma che sarà un investimento per il futuro come lo è stato per Zegna. Per quanto riguarda Tom Ford Fashion l’accoglienza della prima sfilata di Haider Ackermann è stata eccezionale. Un aneddoto: ho invitato Haider nel Lanificio Ermenegildo Zegna a Trivero per farlo incontrare con i responsabili dei tessuti, dal jacquard, al jersey, alla seta per non parlare del vello d’oro, una lana più fine del cachemire, con cui realizziamo l’altissimo di gamma delle nostre collezioni. Haider era entusiasta, l’avevo già fatto con Thom Browne tre anni prima, per noi un creativo deve sempre partire dal tessuto, come un cuoco parte dagli ingredienti di stagione che trova al mercato. Il gruppo Zegna ha integrato “il mercato” in casa, per avere i prodotti migliori. Da sempre uno dei nostri core business è la manifattura dei tessuti, e negli anni abbiamo investito nella filiera rendendola un nostro punto di forza: solo così possiamo garantire tutta la catena della qualità e della sostenibilità dei nostri capi».
Per questo avete investito in un nuovo sito delle calzature a Parma?
«Sì, aumenteremo la capacità produttiva supportando l’ulteriore crescita di una nostra icona, la Triple Stitch, e da questa stagione il Mocassin. I lavori sono quasi finiti, a regime nel 2027 avremo 300 nuovi colleghi che lavoreranno nel polo della calzatura e pelletteria di Parma, che partirà realizzando la metà di tutte le nostre scarpe».


Dopo gli occhiali con Marcolin, state pensando anche ai profumi?
«A Dubai abbiamo lanciato una fragranza esclusiva – una bottiglia in 300 esemplari – che racconta lo spirito e gli odori dell’oasi e i luoghi del fondatore. Per questo l’abbiamo chiamata il Conte, in onore di mio nonno, che 115 anni fa fondò la sua fabbrica a 800 metri di altezza perché lassù l’acqua era pura. Dove gli altri vedevano una montagna brulla, lui immaginava una foresta, dove gli altri vedevano fibre ruvide, lui immaginava i tessuti più morbidi, caldi e sostenibili che potevano nascere dalla lana».
Lei rappresenta la terza generazione, che mi dice del passaggio di testimone alla quarta?
«Da anni abbiamo inserito quattro esponenti della quarta generazione in azienda per tramandare e far crescere Zegna per i prossimi 115 anni. Come abbiamo fondato un’accademia per formare una nuova generazione di mestieri centrali per il made in Italy, con lo stesso spirito formiamo le nuove generazioni in vista del futuro passaggio di testimone. I miei figli figli Edoardo e Angelo in Zegna hanno contribuito a rafforzare la relazione con i nostri clienti. I nipoti Francesco e Vittorio sono impegnati rispettivamente in Tom Ford Fashion e in Lanificio Ermenegildo Zegna. Della terza generazione, oltre a me, ci sono Paolo e Anna, che siedono nel board e Benedetta che si occupa dell’accademia dei mestieri»..
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