Voto rettore, Segatori: «Occorre coraggio, temo che i prof non ce l’abbiano». Intervista
di Maurizio Troccoli
Non avendo a disposizione, al momento, strumenti scientifici per scandagliare il piccolo mondo dei votanti all’elezione del prossimo rettore dell’università di Perugia, puntiamo a un’analisi di natura sociologica. E, per avvicinarci, chiamiamo in soccorso il professore Roberto Segatori, che non necessita di presentazioni.
Il suo osservatorio di sociologia come registra l’attualità delle elezioni del rettore all’università perugina?
In due grandi schemi. Si tratta semplicemente di scegliere se si vuole rappresentare, con l’università, l’attualità dell’Umbria, o il suo futuro. Ovvero se si vuole riflettere il suo attuale declino, oppure se ne vuole essere forza motrice e spingerla in avanti. Queste sono le due scelte che sono chiamati a compiere coloro che voteranno il rettore dell’Università di Perugia.
Perché declino se l’università invece, in questi anni, ha registrato numeri in crescita?
Perché è vero che sono in crescita i numeri, come è altrettanto vero che però sono numeri drogati. E’ stato tolto cioè il numero programmato a Psicologia e Biotecnologie, da altri atenei a numero chiuso gli studenti sono venuti qui, sono quindi aumentati gli scritti ed è scaduta la qualità. Il problema è che Perugia non è attrattiva rispetto ad altre centrali universitarie, nello specifico per l’alta specializzazione. Si rischia cioè di slittare come qualità dell’offerta universitaria.
A cosa dovrebbe orientarsi il voto?
Mai come in questo momento l’università di Perugia deve riuscire a essere attrattiva. E la sfida è senza dubbio quella dell’innovazione. E’ in questo settore che ora deve esprimere il meglio delle proprie possibilità riuscendo a stare al passo con le offerte delle altre città universitarie che sono più attrattive di Perugia.
Perché lo sarebbero?
Gli studenti a Perugia restano sostanzialmente per il triennio. Per la specialistica invece se ne vanno. Se poi sono figli di perugini con possibilità economiche, vanno alla Luis o alla Bocconi. Non possiamo permetterci di non fornire una offerta universitaria all’altezza per le lauree specialistiche. L’Umbria vive una crisi generale, da quella delle industrie, alle aziende che chiudono, alle poche infrastrutture. L’università può giocare un ruolo centrale di rilancio ed essere coinvolta in un processo virtuoso che trasforma il contesto rendendolo maggiormente attrattivo.
Come è diviso l’elettorato?
In passato le grandi università facevano blocco ed eleggevano il rettore. Prima tra tutte Medicina che attraendo un altro grande bacino raggiungeva la maggioranza. Oggi questa divisione è meno netta. Poi c’erano dei blocchi trasversali: in Medicina ad esempio c’erano i calabresi che erano tanti e influivano, poi c’era la massoneria o i cattolici e chi li rappresentava. Adesso le difficoltà presenti in tutti gli atenei aggregano diversamente. I temi quindi potrebbero trovare più spazio. Tuttavia temo che trattandosi di un elettorato disorientato potremmo assistere ad aggregazioni che si agglomerano attorno a considerazioni più spicciole. Bisognerebbe fare il salto da miopi a presbiti e guardare più da lontano, per capire che se cresce l’università cresce la regione e viceversa. Questa è l’aspirale da favorire.
Afferma quindi che sarebbe il momento dell’innovazione ma la logica del voto è legata al passato?
Temo che si continui a non percepire l’importanza di compiere una scelta giusta. Ci sono difficoltà, soprattutto nel mondo dei docenti, particolarmente legate alle carriere e alle possibilità di fare avanzare i propri dipartimenti. Gran parte del voto sarà orientato da dinamiche di promozioni. Vale a dire che ci si aspetta che quel candidato, amico, conoscente o comunque prossimo per diverse ragioni, una volta conquistato il ruolo di rettore, tenga in considerazione delle personali esigenze.
Come cambia la partita al ballottaggio
Bisognerà vedere se al secondo turno ci saranno buoni cucitori, come accaduto in passato ad esempio con il professore Elisei. Presto per dirlo ora.
Come valuta i 5 candidati a rettore?
Li conosco tutti, sono brave persone. Di qualcuno ho puntualizzato che non è proprio uno scienziato nel senso proprio del termine. Mi è stato risposto che occorre un manager. Ma sul versante della managerialità, nel nostro caso, vale l’eccezione più della regola.
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