volano i metalli preziosi, flessione gioielleria
Dai 911,5 milioni dei primi tre mesi del 2024 agli 1,8 miliardi nel primo trimestre 2025, una crescita del 98%. Questo è a quanto ammonta il mercato dell’export aretino dei metalli preziosi, con la Svizzera (485 milioni) come primo paese di riferimento. Un sostanziale incremento che compensa il significativo calo durante lo stesso arco temporale nelle esportazioni di gioielleria e bigiotteria (da 1,84 a 1,42 miliardi, -22,8%) e la flessione in aree come i prodotti dall’attività di trattamento dei rifiuti (-33,9%), i prodotti tessili (-31,3%) e le apparecchiature elettriche (-26,9%). Crescono invece i prodotti in metallo (+17,1%) e i prodotti alimentari (+10,8%). Più in generale, il settore manifatturiero fa segnare un +12,4% (da 3,46 e a 3,89 miliardi) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un’esportazione totale pari a 3 miliardi e 941 milioni di euro, ovvero un aumento dell’11,9% sul trimestre 2024.
Questi sono solo alcuni dei numeri presentati durante la giornata dell’Economia organizzata dalla Camera di Commercio di Arezzo-Siena in collaborazione con Banca d’Italia, che si è tenuta questa mattina, lunedì 16 giugno, alla Borsa merci di Arezzo, nel corso della quale sono stati presentati i principali indicatori economici toscani e aretini. Il direttore della filiale di Arezzo di Banca d’Italia Lorella Rossini, il direttore della sede di Firenze Vito Barone, Andrea Cintolesi e Stefano Rosignoli della Divisione analisi e ricerca economica territoriale della Banca d’Italia hanno illustrato le dinamiche più recenti e gli aspetti strutturali dell’economia toscana. Il Presidente della Camera di Commercio di Arezzo-Siena Massimo Guasconi e il segretario generale della Camera di Commercio Marco Randellini hanno invece analizzato l’andamento congiunturale dell’economia provinciale.
L’analisi del quadro economico aretino
“Per quanto riguarda la provincia di Arezzo – evidenzia Massimo Guasconi – il valore aggiunto dovrebbe superare gli 11 miliardi di euro a fine 2024, registrando una crescita reale dello 0,8%. Per il 2025, le stime rimangono moderatamente positive, con un incremento atteso del +0,6%, sebbene permangano diverse incognite che potrebbero modificare significativamente lo scenario. Nel dettaglio dei diversi settori, l’Agricoltura rappresenta il 3,1% del valore aggiunto provinciale (+0,9% nel 2024), ma le previsioni per il 2025 indicano una contrazione del -3,6%. L’Industria, che costituisce il 30,5% del valore aggiunto totale, evidenzia una crescita del 2,5% nel 2024, che dovrebbe continuare anche nel 2025 con un +1,6%. Le Costruzioni, beneficiando ancora di alcuni incentivi fiscali, valgono nel 2024 il 5,7% del valore aggiunto totale (+2,3%). Tuttavia, dal 2025 si prevede un brusco cambiamento, con una contrazione stimata del -1,5%. Infine i Servizi, che rappresentano il 60,8% del valore aggiunto totale, hanno chiuso il 2024 con una minima contrazione dello 0,2%, ma si prevede un recupero grazie a una crescita del +0,5% nel 2025″.
“Sul fronte dell’occupazione – prosegue Guasconi – si prevede una crescita del 2,6% nel 2024, seguita da una stabilizzazione nel 2025. Le unità di lavoro (Ula), che misurano il volume di lavoro prestato, dovrebbero registrare un calo dell’1,6% nel 2024 per poi stabilizzarsi nel 2025. Ciò indica un aumento dei lavoratori nel 2024, ma con un minor volume di lavoro prestato. I dati relativi al reddito disponibile delle famiglie aretine sono positivi: il 2024 mostra un incremento del 2,8%, sostanzialmente confermato per il 2025 con un +2,7%. Anche la spesa per consumi finali delle famiglie ha un andamento positivo, con un aumento stimato dell’1,7% rispetto al 2024 e un ulteriore incremento del 2,6% nel 2025. Si tratta comunque ancora di stime che per una provincia come la nostra, particolarmente orientata all’export, possono risentire particolarmente delle tendenze in atto sui mercati internazionali.
Per spiegare la flessione registrata nel mercato della gioielleria è intervenuto Marco Randellini: “Una contrazione dovuta principalmente a un rallentamento della domanda proveniente dalla Turchia (-41,2% rispetto al primo trimestre 2024, perdendo circa 460 milioni di euro). Il secondo mercato sono gli Emirati Arabi che registra un +4,6%. In crescita anche Francia (+20%) e Hong Kong (+1,4%) ma con volumi molto più limitati rispetto a Eau e soprattutto alla Turchia. Anche il terzo mercato, gli Stati Uniti, è in contrazione (-9,1%) perdendo circa 10 milioni, recuperati da un altro paese del continente americano, Panama (+27,5%).
L’andamento complessivo del comparto gioielleria-metalli preziosi – continua Randellini – è stato fortemente influenzato dalle quotazioni record del prezzo dell’oro che è cresciuto, nel primo trimestre, del 42,4% in euro e del 38,2% in dollaro (nell’intero 2024 la crescita è stata del 22,9%). L’export aretino di gioielleria rappresenta comunque il 43,4% del totale nazionale e tutti i distretti italiani, con l’eccezione di Vicenza, hanno variazioni negative”.
Randellini ha inoltre aggiunto: “Passando alla moda, fa registrare una buona performance la pelletteria con un +10%. Segnali di criticità si evidenziano però se si analizzano le ore di cassa integrazione. Quelle autorizzate nel primo trimestre 2025 hanno sfiorato il milione, con una flessione del 33,6% rispetto al 2024. Circa due terzi sono state di gestione ordinaria (-3,7%) e il restante terzo di gestione straordinaria (-60,5%). Riguardo al saldo della nati-mortalità imprenditoriale si è attestato a -123 imprese, una flessione ‘intermedia’ rispetto a quelle riscontrate nell’ultimo decennio” ha concluso il segretario generale.
La situazione incerta dell’economia mondiale
“Lo scenario che si sta prospettando per il breve e medio periodo, secondo le previsioni elaborate per noi da Prometeia, – ha evidenziato Massimo Guasconi – è molto incerto. L’economia statunitense potrebbe affrontare, a causa delle politiche dei dazi, conseguenze negative, tra cui un aumento dei prezzi interni che porterebbe a una diminuzione dei consumi. Si prevede inoltre un rallentamento degli investimenti aziendali, con conseguenti tensioni sul mercato del lavoro. Il modello di crescita cinese continua invece a dipendere prevalentemente dalle esportazioni nette, senza segnali di crescita in consumi interni e investimenti.
Per l’economia europea – aggiunge Guasconi – si prevede che nel medio periodo gli investimenti in infrastrutture e armamenti forniranno un impulso alla crescita, seppur con impatti differenziati tra i vari Paesi. Tuttavia, un rischio persistente è l’inasprimento delle misure protezionistiche, che potrebbero ridurre gli scambi globali e avere un impatto negativo sul PIL nel medio periodo. In Italia, gli indicatori congiunturali suggeriscono una modesta crescita dell’attività economica nella prima parte del 2025. L’andamento della seconda metà dell’anno sarà influenzato dalle tendenze dei mercati internazionali”.
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