Marche

«Voglio tornare con mio marito»

JESI – Denuncia il marito, raccontando ai poliziotti l’inferno subito in casa: schiaffi, pugni, insulti e minacce di morte. Un turbinio di violenze subito anche durante la gravidanza. Le accuse hanno fatto finire il coniuge, un 24enne tunisino, a processo con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. Ma la moglie, una jesina di un paio di anni più giovane, ieri mattina ha ritrattato tutto (o quasi) in aula. «Sono incinta, voglio tornare a casa con lui» ha detto la 22enne, assistita dall’avvocato Paolo Zaccaria pur non essendo parte civile.

Il coltello

La ragazza, davanti al giudice Maria Elena Cola, ha confermato solo un episodio contestato dalla procura, risalente alla fine del 2023. In quell’occasione, mentre era in casa, sarebbe stata pugnalata sulla coscia dal marito con un coltello da cucina. Non prima di essere insultata. «Non andai all’ospedale, ma ancora ho la cicatrice» ha riferito la vittima, attualmente divisa dal marito dal divieto di avvicinamento che pende su di lui. La denuncia della 22enne risale allo scorso febbraio, quando era finita al pronto soccorso per aver subito, sostiene la procura, un episodio di violenza domestica. Ieri mattina ha detto di essere stata spinta dai genitori, che osteggiano la relazione con il tunisino, a rivolgersi alle forze dell’ordine. Dopo la denuncia e l’esposizione dei fatti (che sono confluiti nel capo d’imputazione) si era attivato il Codice Rosso, tanto da far emettere al gip nei confronti del 24enne il divieto di avvicinamento alla vittima.

Una restrizione che era stata violata, così da far scattare le manette al tunisino. Era stato arrestato, in via Garibaldi, a Jesi lo scorso marzo, mentre si trovava con lei alla fermata dell’autobus, pronti per raggiungere l’abitazione di lui. Dopo la violazione della misura, erano scattati i domiciliari con il braccialetto elettronico, poi revocati con il ritiro della querela della moglie, formalizzata ieri in aula. Il mese scorso, però, la giovane è finita di nuovo all’ospedale con una prognosi di venti giorni. Per la procura, è stata picchiata. Lei: «Sono solo caduta».

I divieti

Stando alla ricostruzione accusatoria, il 24enne (difeso dall’avvocato Emanuele Senesi) le avrebbe anche impedito di uscire di casa. Le violenze sarebbero scattate soprattutto a causa dello stato di ubriachezza dell’imputato. La ragazza, durante la testimonianza, avrebbe fatto intendere – con un figlio in arrivo – di non sapere dove andare, anche a causa del rapporto con i propri genitori. Di qui la richiesta: «Voglio tornare a casa da mio marito». Il processo è stato rinviato al 17 dicembre.




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