Trentino Alto Adige/Suedtirol

Università di Trento, nove laureati su dieci lavorano a 5 anni dalla fine degli studi – Cronaca



TRENTO. Ad un anno dal conseguimento del titolo, gli studenti laureati in triennale all’Università di Trento sono occupati nel 77,4% dei casi, disoccupati nell’8,3%. Il dato emerge dalla ricerca Almalaurea, dalla quale si evince anche per che il 72,8% dei laureati di primo livello decide di proseguire il proprio percorso formativo con un corso di secondo livello. Chi lavora con la triennale nel 38,7% dei casi conta su un contratto a tempo indeterminato, mentre il 29,2% ha un contratto a tempo determinato e il 7,1% svolge attività in proprio. Il part-time coinvolge complessivamente il 15,8% degli occupati: il 9,9% per scelta, il 5,9% no. La retribuzione media è di 1.503 euro mensili netti. L’indagine – si legge in una nota – ha coinvolto 1.985 laureati triennali del 2023 e 1.874 laureati magistrali del 2023 e 1.687 laureati magistrali del 2019, contattati a cinque anni dal conseguimento del titolo. Il tasso di occupazione ad un anno della laurea dei laureati magistrali è dell’84,%, quello di disoccupazione del 6,7%. Il 32,4% può contare su un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 20,3% conta su un contratto alle dipendenze a tempo determinato e il 6,1% svolge un’attività in proprio. Il lavoro part-time coinvolge il 9,8% degli occupati (il 5% per scelta, il 4,8% no), e la retribuzione è di 1.620 euro mensili netti. A cinque anni dal conseguimento dal titolo, invece, il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello del 2019 è pari al 90,3%, mentre quello di disoccupazione si ferma al 4,1%. Gli occupati assunti con contratti a tempo indeterminato sono il 54,4%, quelli assunti a tempo determinato sono il 12,7% e quelli che svolgono un’attività in proprio sono il 17,7%. Le retribuzioni arrivano in media a 2.087 euro mensili netti. Il 67,1% lavora nel privato, il 28,4% nel pubblico e il 4,6% nel non-profit. L’ambito dei servizi assorbe l’80,2%, mentre l’industria accoglie il 19,2% e l’agricoltura lo 0,2%. 




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