Unicredit: “Altro che moral suasion: interventismo politico sulle banche altera le regole del gioco”
“L‘intervento della politica è il nuovo fattore che va preso in considerazione in caso di operazioni tra banche e non lo dico come una critica”. L’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, lo ha detto mercoledì mattina alla Goldman Sachs European Financial Conference 2025 e lo ha ribadito alla Cnbc, sottolineando che “i governi sono diventati molto più interventisti e questo altera in modo molto concreto le regole del gioco e lo fa anche per il management delle banche”. Altro che la vecchia moral suasion, insomma. “Come manager di una banca ho sempre pensato che il mio ruolo fosse di sostenere l’economia del mio paese e i clienti, creando valore per gli azionisti – dice – ma nel momento in cui la presa politica si rafforza, può succedere che il management, solo perché non gradisce la situazione, intervenga sul governo e questo diventa un ostacolo insormontabile”. Quindi si rivolge direttamente alla platea: “Se i team manageriali invece di massimizzare il valore per i loro azionisti e offrire potenziali opportunità ai loro clienti e dipendenti, dato che non apprezzano l’operazione fanno lobby, vanno dal governo e la fanno bloccare, è corretto? Secondo me no. Non è una critica al governo e ai politici, ma è una critica all’approccio di difesa che impedisce al mercato di funzionare correttamente e porta il dialogo su un altro piano: non è fattuale, non è razionale, non crea valore, è solo difesa. E questo succede ovunque ormai senza eccezioni”. Questo ovviamente non significa che il governo non debba vigilare, è la precisazione, “ma fare lobby e cercare di far deragliare ciò che è nell’interesse della tua compagnia è qualcosa con cui ho dei problemi”.
Un fattore, quello dei manager che stanno al loro posto “per possedere la banca” invece di “dare il massimo”, che rende le operazioni “più costose e difficili”. E così, interpellato sul caso Bpm, Orcel si definisce bloccato: “Finora Bpm si è difesa, mentre noi non abbiamo neanche iniziato”, dice. Il punto è che se Unicredit è d’accordo con l’indirizzo delle prescrizioni che il governo le ha imposto ai sensi del Golden Power per dare il via libera all’acquisizione, la mancanza di chiarezza sulle modalità carica la banca di incertezze che potrebbero costarle anche 20 miliardi di penali soltanto sul capitolo russo e sulla tempistica imposta dall’esecutivo per l’uscita della banca dal Paese. “Se ho un mutuo di vent’anni, non posso accelerare più di così”, dice per esempio Orcel. Poi ricorda a tutti che le imprese tedesche, italiane e francesi operano ancora in Russia e “sapete la brutta verità? Compriamo ancora energia e commodities in Russia ed è concesso. E quindi come farà il governo a controllare le imprese o a pagare se non ci sono sistemi di pagamento?”. E se ci sono sistemi di pagamento, ci sono depositi, questi, è la domanda, sono inclusi nelle prescrizioni del Golden Power o no? Quanto all’Italia, benissimo i principi di sana gestione di Anima e la richiesta di sostenere il project financing, ma come si struttura l’imposizione di mantenere inalterato il rapporto depositi/prestiti di Bpm nel caso malaugurato in cui l’economia dovesse crollare e di conseguenza i depositi aumenterebbero mentre i prestiti diminuirebbero?
Insomma, è la conclusione, la sospensiva in Consob è stata richiesta perché Unicredit condivide i principi guida del governo, ma ha bisogno di chiarire la forma, altrimenti Bpm diventa un rischio “che nessun azionista dovrebbe chiedermi di correre” e così “al momento, per come la vedo io, la probabilità” di proseguire con l’offerta sul Banco “è al 20% o meno“.
Surreale, infine, il capitolo Commerzbank, che martedì ha registrato l’ennesima presa di posizione del governo tedesco. “Siamo stati in costante contatto con l’allora dirigenza della Commerzbank, che era favorevole alla nostra mossa. Ancora non capisco questa storia dell’opacità, dell’ostilità o di qualsiasi altra cosa, perché se mi vendi qualcosa e poi ti giri e dici che è opaco e ostile, non capisco”, dice Orcel. In ogni caso a breve Unicredit si aspetta di ricevere tutte le autorizzazioni per arrivare al 30% della banca tedesca: “È un dato di fatto che quella quota del 30% comporta diritti e influenza. È un dato di fatto che ho il dovere nei confronti dei miei azionisti di proteggere quell’investimento”.
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