Emilia Romagna

Una realtà che denunciamo da anni anche in Italia


Non mancano le reazioni alle ultime rivelazioni sull’omicidio di Alessandro Coatti, il 38enne ravennate ucciso a Santa Maria, in Colombia. Dopo il ritrovamento del luogo materiale dell’assassinio, anche il movente inizia a prendere forma, mentre alcuni indiziati sarebbero già stati individuati. A sconvolgere in particolare è il fatto, ormai assodato, che il biologo ravennate sia “caduto in una trappola tessuta attraverso una piattaforma di incontri”. Lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. 

“La vicenda ci turba profondamente – prosegue Piazzoni – purtroppo, ciò che è accaduto in Colombia non è un episodio isolato né relegato a contesti lontani. Il fenomeno dell’adescamento a scopo di rapina, estorsione o violenza attraverso app di incontri o in luoghi di socialità della comunità Lgbtqia+ è una realtà che denunciamo da anni anche in Italia.  Nei report annuali sull’omotransfobia diffusi da Arcigay ogni 17 maggio, abbiamo più volte segnalato casi di violenze e omicidi legati a questa modalità operativa: in Italia, diversi aggressori sono stati identificati, arrestati e condannati per aver adescato vittime con l’inganno, per poi derubarle, aggredirle o, in casi estremi, ucciderle”.

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“Pensiamo all’omicidio di Alessandro Gozzoli, nel Bolognese, due anni fa: due giovani lo adescarono in un locale, lo rapinarono e lo assassinarono. La dinamica è la stessa che ritroviamo in altre parti del mondo, quasi si trattasse di una strategia organizzata, o che comunque si rafforza su scala globale, come fosse una challenge di quelle che circolano su TikTok,  a cui gli omofobi di tutto il mondo possono partecipare – sottolinea il segretario generale di Arcigay – Il problema non risiede nelle app o nei luoghi di incontro, ma nella violenza premeditata di chi li utilizza come strumenti per colpire le persone Lgbtqia+. C’è un pensiero tossico che alimenta questi crimini: l’idea che quelle persone siano bersagli facili, che la loro vulnerabilità sociale le renda vittime perfette. È una mentalità che va combattuta con ogni mezzo, a partire da una maggiore educazione alle differenze, proprio quella che in questo momento chi ci governa vuole smantellare”.

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Molto più dura la posizione di Mirko De Carli, portavoce nazionale del Popolo della Famiglia: “È ormai evidente che queste piattaforme di chat tra omosessuali siano un luogo tutt’altro che protetto, dove i confini tra scambio di messaggi e favoreggiamento della prostituzione sono molto esili e dove finiscono per essere rovinati psicologicamente e purtroppo, come in questo caso, anche fisicamente i nostri giovani”. L’esponente del Pdf chiede “che queste piattaforme Lgbtq siano messe al bando dal governo italiano – conclude – è inaccettabile per uno stato democratico vedere uno dei suoi giovani morire mentre dei siti arcobaleno lucrano sui luoghi virtuali dove agiscono indiscriminatamente bande criminali straniere”.


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