Toscana

un libro per “vagabondate sulle sponde di fiumi mai visti ma immaginati”














Europa era una principessa Fenicia, serie di città stato corrispondenti in sostanza alla zona del Libano, della Siria e di vicini territori. Si narra che fosse bellissima e un giorno, mentre era su una  spiaggia in prossimità della sua reggia, fu rapita da Zeus che se ne era perdutamente innamortato. Il dio olimpico si era trasoformato in un toro dal vello bianco e morbido, così che quando Europa si avvicinò, Zeus la rapì portandola in questa forma in un viaggio in mare fino all’Isola di Creta, dove si consumò il loro rapporto da cui nacque tra gli altri Minosse, figura centrale della nostra mitologia, basti pensare a Dante. Vi ho raccontato questo mito perchè il libro che oggi vi consiglio vi porterà dentro due bellissime storie d’amore, una umana e una geogafica e mitica, in quanto ci condurrà nel rapporto tra Oriente e Occidente, che come il mito di Europa attesta ha tradizioni profondissime. Andiamo con ordine: il libro racconta la storia di Franz Ritter, viennese, quindi cultura mittleuropea, musicologo (tra le mille erudizioni di questo testo tanta musica) che sul finire della vita attraverso i suoi ricordi ci condurrà nelle grandi avventure vissute nei suoi percorsi mediorientali.


Attraverseremo Palmira, Damasco, Istanbul, Teheran, il corso basso del Danubio, tutte terre ricche di cultura e di contrasti. La nostra attenzione sarà sulla nobiltà e magnificenza che hanno abitato, abitano e abiteranno quei territori. Queste lussureggianti ambientazioni hanno sempre esercitato un fascino sui viaggiatori occidentali, e in queste pagine troveremo moltissimi resoconti e aneddoti su grandi personaggi del passato e sulle loro storie d’amore con l’Oriente, che come mille rivoli andranno a comporre il fiume in piena del romanzo: Goethe, Hesse, Balzac, Pessoa… Si tratta di un ponte, che come metafora è sempre preferibile a mio avviso a quella del muro. In un altro suo bellissimo romanzo (“parlami di battaglie, di re e di elefanti”) Enard aveva ricostruito romanzandola una potenziale visita di Michelangelo ad Istanbul per disegnare un ponte sulle sponde del Bosforo. Questo è il senso ultimo del libro a mio avviso: quello che più ci anima, più forgia il nostro spirito, è una sorta di tensione, di anelito al mistero del mondo.


E poi c’è Sarah… bellissima, indomabile, sensuale, incarna quanto sopra detto. L’amore tra di loro sembra destinato a sfuggire, come granelli di sabbia tra le dita, eppure al buio, guardando fuori dalla finestra le stelle del firmamento, il pensiero non può non andare a lei, e a quella melodia di cui si sente solo un’eco, ma così struggente da riempire tutta la notte. “L’Oriente è una costruzione dell’immaginario, un insieme di rappresentazioni in cui ciascuno, ovunque si trovi, attinge a proprio piacimento. È ingenuo credere, proseguiva Sarah ad alta voce, che questo scrigno di immagini orientali sia oggi peculiare dell’Europa. No. Questo patrimonio di immagini è accessibile a tutti e tutti vi aggiungono nuove figure, nuovi ritratti, nuove musiche, frutto della loro produzione culturale”. Un consiglio su come leggere questo libro? Ascoltate uno dei notturni di Chopin, spegnete qualsiasi riferimento al tempo e vagabondate sulle sponde di fiumi mai visti ma immaginati, regalandovi serate da mille e una notte.























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