Salute

Tutto ciò che la foto di Papa Francesco non dice: le lenzuola, gli oggetti sull’altare, la postura e il paragone impietoso con Wojtyla nel 2005


Sindonico”. Così un attento osservatore della Curia romana ha definito Papa Francesco per come appare nella prima immagine pubblicata dopo poco più di un mese dall’inizio del suo ricovero al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale, il 14 febbraio. Bergoglio, in una fotografia della Sala Stampa della Santa Sede, è ritratto in preghiera nella cappella dell’appartamento riservato ai pontefici al decimo piano del Gemelli. Il Papa è avvolto da un paio di lenzuola bianche – da qui la definizione “sindonico” – che cercano, in modo abbastanza grossolano, di simulare un camice indossato dai celebranti sotto i paramenti e sopra ha una stola viola, colore liturgico del tempo quaresimale, al contrario (la cucitura è rivolta verso l’alto e non verso il basso), segno eloquente che chi lo ha vestito così non è un sacerdote. “In che banda è finita la gestione dell’uomo venerato da un miliardo e cinquecento milioni di persone?”, commenta amareggiato un cardinale di Curia a ilfattoquotidiano.it.

Le contraddizioni di queste quasi cinque settimane di ricovero sono tante, troppe, e alimentano dubbi e ipotesi di complotto di ogni genere. La prognosi riservata è stata ormai sciolta da giorni, ma il Papa, a detta dei medici che lo curano, non è ancora guarito dalla polmonite bilaterale. Non è fuori pericolo, benché non nell’imminenza, e non si sa se e quando potrà essere dimesso per tornare a Casa Santa Marta. Il 6 marzo è stato trasmesso un audio papale di 27 secondi per ringraziare i fedeli che ogni sera, dal 24 febbraio, si ritrovano in piazza San Pietro per pregare per la sua salute. Ma la voce sofferta del Papa, anziché rassicurare, ha gettato tutti nello sconforto, avvicinando il conclave nella percezione dei cardinali e vescovi della Curia romana. Ora la foto papale che alimenta notevolmente i dubbi anche sui social perché nessuno davvero sa come sta Francesco.

Bergoglio è ritratto di spalle e di lato, facendo intravedere il volto solo dalla parte destra. Ha la barba fatta e i capelli disordinati come qualsiasi malato ospedalizzato che trascorre il tempo delle sue giornate principalmente a letto. È seduto sulla sua sedia a rotelle, come la notte di Natale del 24 dicembre 2024, quando ha aperto la Porta Santa della Basilica Vaticana e così il Giubileo della speranza. Gli occhi sono socchiusi ed è assorto in preghiera. La testa chinata verso il basso. Un malato qualunque, senza alcun segno di potere. La mano destra è notevolmente gonfia, indice delle numerose terapie farmacologiche a cui è sottoposto da mesi.

Nella cappella solo tre cose sono rimaste le stesse dell’epoca di san Giovanni Paolo II: la mensa in legno, il tabernacolo mobile e il porta lumino rosso accanto. Sulla parete di sinistra, al posto del quadro della Madonna Nera di Częstochowa, tanto cara al Papa polacco, ora c’è quello con l’immagine di Gesù Misericordioso. Su entrambe le pareti, poi, ci sono le quattordici stazioni della via crucis, sette per ogni lato. La finestra alle spalle dell’altare è stata coperta con un ampio pannello su cui, in alto, è stato fissato un crocifisso. Sulla mensa è tutto nuovo: la tovaglia, le due candele, il piccolo crocifisso, il leggio e il messale. Si intravede chiaramente un bicchiere di vetro, ripieno per metà di acqua, con dentro una cannuccia. Un piccolo dettaglio che è sfuggito all’autore della fotografia e che rivela come la deglutizione dell’augusto paziente non sia ancora facile. Molto probabilmente lo avrà usato per ricevere la comunione.

La Sala Stampa della Santa Sede ha spiegato che la fotografia è stata scattata durante l’ormai consueta concelebrazione della messa domenicale al Gemelli. Ma, in realtà, sull’altare non ci sono la patena, il calice e le ampolline, segno che la celebrazione eucaristica della seconda domenica di Quaresima è ormai finita e il Papa è rimasto ancora nella cappella a pregare in silenzio. Francesco sembra non avere i naselli per l’ossigeno, né altri sondini. L’immagine, però, comunica immensa debolezza. È un uomo fortemente provato dalla malattia. È un malato tra i malati, secondo la celebre espressione che fu usata per san Giovanni Paolo II a Lourdes nel suo ultimo viaggio apostolico, il 104esimo, nel 2004.

L’immagine di Bergoglio è diametralmente opposta a quella di Wojtyla esattamente venti anni fa nello stesso luogo, poco meno di un mese dalla sua morte. Il Papa polacco concelebrava la messa presieduta dal suo fedelissimo segretario particolare, l’allora arcivescovo Stanisław Dziwisz, oggi cardinale arcivescovo emerito di Cracovia, insieme con il suo segretario in seconda, monsignor Mieczysław Mokrzycki, oggi arcivescovo di Leopoli. Wojtyla era sulla poltrona papale, una sedia a rotelle ben camuffata, indossava una casula rosa, paramento della quarta domenica di Quaresima, e sotto un camice. In testa lo zucchetto bianco e al dito l’anello episcopale: segni di un potere papale che non veniva meno neanche durante il ricovero in quello che, proprio il Papa polacco, definì “Vaticano 3”, a motivo dei suoi frequenti e lunghi ricoveri.

San Giovanni Paolo II era circondato, non solo dai suoi due segretari, ma anche dalle sue suore, a iniziare dalla fedelissima suor Tobiana Sobódka, dal suo archiatra pontificio, Renato Buzzonetti, dai medici e dalle suore infermiere che lo curavano al Gemelli. Francesco, invece, nella foto è solo. Quella solitudine tipicamente gesuitica, ma che Bergoglio, invece, ha sempre contraddetto nei fatti, vivendo in mezzo alla gente, a Casa Santa Marta, e non risparmiandosi mai lunghi e intensi bagni di folla. È una svolta del pontificato che nessuno si aspettava. Forse nemmeno il Papa più mediatico della storia della Chiesa di Roma.


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