Targhe Tenco 2025: una panoramica sui migliori album in lizza nelle varie categorie

Si entra nel vivo della nuova edizione delle Targhe Tenco (manifestazione che si svolgerà a Sanremo, al Teatro Ariston, nei giorni 23, 24 e 25 ottobre), in cui ogni giurato dovrà esprimere tre preferenze per ogni categoria in vista del ballottaggio finale dove accederanno i cinque titoli più votati.
Un passaggio cruciale, certamente non semplice, perché spesso e volentieri è necessario giocoforza “sacrificare” alcuni titoli che si è amato e cercare di essere, gusti a parte, il più oggettivi possibili.
Non è facile destreggiarsi al cospetto di un numero di anno in anno sempre più cospicuo di proposte e ognuno avrà i propri criteri di scelta.
Io personalmente fatico ad esempio a staccarmi da certe caratteristiche che considero prioritarie quando si fa riferimento alla canzone cosiddetta d’autore italiana, pur tenendo conto delle inevitabili e giuste contaminazioni.
Quindi per me il connubio musica + parole rimane inscindibile, anche se casi felici come quello di Daniela Pes (vincitrice a suo tempo della Targa come miglior album d’esordio con la sua attitudine sperimentale, e a cui anch’io avevo dato la preferenza, trovandomi al cospetto di un talento straordinario) e di Iosonouncane (che ha sfiorato quella più prestigiosa di tutte, cioè per l’album migliore in assoluto nel 2021) dimostrano che è possibile farsi spazio anche in un contesto simile grazie a uno spirito innovativo e originale che vada ad ammantare le proprie opere.
In linea generale però ci sono album che, pur ritenendo stupendi, come ad esempio quello di Vittorio Nistri e Filippo Panichi (mio disco italiano preferito in assoluto del 2024), oppure come quello di Francesca Bono, difficilmente andrò a valutare in questa sede, essendo il primo strumentale e il secondo interpretato in lingua inglese.
Premesso tutto ciò, ecco una carrellata dei migliori dischi pubblicati nel periodo valido per ottenere il prestigioso riconoscimento delle Targhe assegnate dal Club Tenco (quindi dal 1° giugno 2024 al 31 maggio 2025).
MIGLIORE ALBUM IN ASSOLUTO
La sensazione è che Lucio Corsi possa fare il botto quest’anno, andando a raccogliere il frutto di un lavoro partito da lontano (e sempre apprezzato dalla critica specializzata sin dai suoi fragorosi esordi).
L’album “Volevo essere un duro”, che prende il titolo dal fortunato brano portato in gara al Festival di Sanremo e all’Eurovision Song Contest, è indubbiamente ben fatto forse lievemente più accessibile dei precedenti, ma non necessariamente il suo migliore, almeno per il sottoscritto. Rimane comunque gradevolissimo all’ascolto, con alcuni picchi qualitativi come il brano “Nel cuore della notte”.
Altra seria candidata a entrare in cinquina è la giovane Emma Nolde con “Nuovospaziotempo”, così come la rediviva Nada, autrice di un album sanguigno, poetico e intenso quale “Nitrito”, prodotto da John Parish.
Personalmente ho amato il nuovo disco di Michele Gazich, suggestivo sin dal suo lungo titolo (“Solo i miracoli hanno un senso stanotte in questa trincea”), che quantomeno dal mio punto di vista “deve” arrivare al ballottaggio (ovvero, nella cinquina finale), così come quello del suo sodale Federico Sirianni (“La ricerca della felicità”) e di Paolo Enrico Archetti Maestri degli Yo Yo Mundi (il cui convincente “Amorabilia” è tecnicamente un debutto, anche se ha deciso di candidarlo solo nella principale categoria): tre chiari esempi di come si possa eccome parlare ancora di musica d’autore in Italia, dove la parola assume forti e profondi significati, non tralasciando al contempo una matrice musicale di spessore.
Degni di nota anche “Libertà negli occhi”, il disco – giunto in extremis a termine di regolamento – di Niccolò Fabi, tra i massimi esponenti della scena presa in esame e habitué delle Targhe (per me il suo vertice assoluto rimane l’indimenticabile “Una somma di piccole cose”, con cui vinse nel 2016), l’album di Emanuele Colandrea (ex Eva Mon Amour e Cappello a Cilindro), in possesso di uno stile narrativo originale che emerge appieno in “Uno”, e quello di Daniele De Gregori (“Bolla occidentale”).
E ancora, la bravissima Erica Mou con “Cerchi”, Marco Rovelli con “L’attesa”, Olden con “La fretta e la pazienza” (nella cui bellissima title-track compare come ospite l’indimenticato Paolo Benvegnù, che proprio un anno fa si aggiudicò finalmente la Targa più prestigiosa), Joe Barbieri (“Big Bang”), Eugenio Bennato che non ha certo smarrito la sua vena con “Musica del mondo” e Tommaso Talarico, autore di “Canzoni d’amore per un paese in guerra”.
Impossibile non citare due opere di gran pregio e significato quali “Siamo in cattive acque”, con canzoni inedite di Piero Ciampi e “Il coraggio. Canzoni e ballate tratte dalla poetica di Pasolini” di Fabrizio Consoli con Fausto Beccalossi.
Ci sono poi degli outsider molto interessanti come Andrea Carboni (“Passanti, mostri e fantasmi”), Nicolò Piccinni (“mareAmare”), Giulia Mei (“Io della musica non ci ho capito niente”), Stefano Dall’Armellina (“La Magnolia Stellata”), Brat (“L’estate eterna”) e Fabrizio Emigli (“Faccio sul serio”).
Non posso infine dimenticare tutti quegli artisti che rappresentano il mio mondo di riferimento musicale di area indie/alternative, gente come Cristiano Godano (“Stammi accanto”), Baustelle (“El Galactico”), Bandabardò (“Fandango”), Angela Baraldi (“3021″), I Cani (“Post mortem” ha segnato un interessante ritorno sulle scene a distanza di ben nove anni dal disco precedente ), Assalti Frontali (“Notte immensa”), Casino Royale (“Fumo”: grandissimo ritorno sulle scene il loro!), Neffa (“Canerandagio Parte 1″) e Beatrice Antolini (“Iperborea”).
Insomma, c’è davvero tanta carne al fuoco anche per questa edizione!
MIGLIORE ALBUM IN DIALETTO
Una categoria che, lo sottolineo ogni volta, sa regalare sempre tanti prodotti di gran pregio, testimonianza di un fermento creativo trasversale, vero patrimonio culturale della nostra Penisola.
Al solito tanti sono i titoli meritevoli di citazione, da cui poi in sede di prima votazione estrapolare tre nomi.
La musica napoletana è come sempre ottimamente rappresentata, cito in sequenza due nomi storici quali Enzo Gragnaniello (che già in passato è stato premiato da queste parti), con “L’ammore è na rivoluzione”, Francesco Di Bella (l’ex 24 Grana, ormai protagonista di un solido percorso come cantautore) con “Acqua santa”, ma anche Valerio Bruner, autore di “Maddalena” e gli ‘A67, trionfatori nel 2022 con “Jastemma” e che ora ci riprovano con l’altrettanto valido “Nemesi”.
Attenzione poi a Liberato, su cui pare essersi spento un po’ l’hype ma che con il suo terzo album ha confermato la bontà della sua contaminata proposta.
Anche il Veneto, da dove provengo, è ben rappresentato in questa edizione, grazie principalmente alla rocker Elli de Mon che sorprende con “Raìse” e ad Alberto Cendron con “Spaventi”.
Dal sud proviene Pietro Cirillo che ha allestito con “Rumore al sud” un super progetto alla guida delle Officine Popolari Lucane, mentre mirano alto anche i romani Il Muro del Canto, un nome una garanzia a questi livelli, autori di un album senza punti deboli come “La mejo medicina”, Lavinia Mancusi con “A Cruda Voz”, Gabriella Lucia Grasso (“Sognatrici”) e Stefano Saletti con “Mediterranima”.
Sottolineo infine un album ispirato come “Arbore Femina” della cantautrice sarda Ilenia Romano, in lizza volendo pure tra gli album d’esordio.
MIGLIORE ALBUM DI INTERPRETE
In questa categoria ritengo ci siano alcuni lavori di indubbio valore, non dico da cinquina sicura, perchè di scontato non c’è nulla, ma insomma ci siamo capiti: uno di questi è “Kaleidoscope” della magnifica Ginevra Di Marco, poi l’omaggio a Paolo Conte (“Canto Conte”) di Ilaria Pilar Patassini e l’intenso “Il visionario (Francesco d’Assisi)” di Patrizia Cirulli, che rivede in chiave personale il capolavoro di Angelo Branduardi “L’infinitamente piccolo”.
Ci sono inoltre ben due omaggi all’opera di Domenico Modugno: uno porta la firma di Giulia Pratelli e Luca Guidi (“Di Blu”) e l’altro di Luca Gemma (“Modugno sulla Luna”); mi ha colpito anche il progetto di Paolo Marrone e Massimo Germini, intitolato “Ad una stella chiederò un passaggio”.
Chiudo però questo elenco con un lavoro che mi ha particolarmente colpito: “Musica sparpagliata” dell’Orchestra SMS, un collettivo di giovani (in alcuni casi giovanissimi) musicisti guidati dal maestro Stefano Giannotti, provenienti dalla Scuola di Musica Sinfonia di Lucca. Un’esperienza davvero straordinaria.
MIGLIORE OPERA PRIMA
Rinati a nuova vita, dopo i trascorsi come Nadiè, i siciliani La Classe Dirigente hanno inaugurato la nuova sigla sociale con un album ragguardevole (“Termini per una resa”) in ambito pop-rock, arrangiato magistralmente e composto da grandi canzoni.
Un altro debutto notevole è quello di Luca Romagnoli (ex frontman de Il Management del dolore post-operatorio) con “La Miseria”, che contiene tra le altre “Perdere”, una bellissima canzone di consapevolezza e speranza.
Ma le buone opere prime che a ben vedere possono aspirare a entrare in cinquina sono molte, ed è impossibile in tal senso non citare quella che sulla carta è a mio avviso la favorita principale per aggiudicarsi la relativa Targa: alludo alla giovane Anna Castiglia, autrice di “Mi piace”.
Molto quotato anche Fabio Ilacqua, già notissimo come autore (portano la sua firma alcune hit di Francesco Gabbiani e vari brani di Mina e Celentano e Ornella Vanoni) e ora all’esordio in proprio con “Passo_01/”.
Ho apprezzato inoltre dischi come “Tutto intorno” di Cristiano Fattorini (anche lui in attività da molto tempo ma di fatto all’esordio in veste di cantautore), “Un’abitudine” – intriso di energico rock – dei pugliesi Migraine, “La Terra Santa” dei Sequoia, “Fragolina di campo” di Tommaso Seconi, “5″ de Le Nozze Chimiche, “E poi svegliarsi presto” di Nervi, “A cuore aperto” dei P.A.O.” e “Non fare rumore” di Iberico.
MIGLIORE CANZONE SINGOLA
La categoria dove è più difficile fare previsioni, anche perché comprende veramente tutto, ognuno potrebbe estrapolare il suo brano preferito da un qualsiasi album candidato, o anche indicare tre canzoni dallo stesso.
Non è semplice quindi dare delle indicazioni precise, nonostante a un primo ascolto non lasci certo indifferente, ad esempio, “Una storia” dei Baustelle sul purtroppo sempre attuale tema del femminicidio.
Anche i Negrita, che solitamente non compaiono molto nelle rassegne d’autore, hanno confezionato un album di livello con il recente “Canzoni per anni spietati”, il quale contiene brani ispirati come l’invettiva contro i potenti “Nel Blu (Lettera ai padroni della Terra)” o “Noi siamo gli altri”.
All’interno poi di album già citati nel primo paragrafo (quelli di Gazich, Sirianni, Archetti Maestri, Fabi, Colandrea e altri ancora), ho trovato varie canzoni che, pure prese singolarmente sono in grado di emozionare, ma che vengono valorizzate appieno nel lavoro di insieme.
MIGLIORE ALBUM A PROGETTO
In questa categoria conclusiva mi piace sottolineare la bontà di un’operazione come “Canzoni di fuga e speranza”, in cui tantissimi artisti hanno reso omaggio alla vicenda artistica di un gruppo che amo e seguo da sempre come gli Yo Yo Mundi; contiene un grande significato anche “Nomadic. Canto per la biodiversità”, progetto che vede coinvolti il filosofo Telmo Pievani e musicisti quali Gianni Maroccolo, Antonio Aiazzi, Angela Baraldi, Andrea Chimenti, Beppe Brotto e Simone Filippi.
Di gran valore storico e culturale “Noi de borgata. Le canzoni di Armandino Liberti”, mentre è possibile un clamoroso bis a distanza di un anno per l’album “Sarò Franco – Altre canzoni inedite di Franco Califano”, che recupera nuove perle nascoste del grande artista romano.
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