Veneto

Storica lettera di Cristoforo Colombo ritorna alla Marciana di Venezia

Una delle testimonianze più significative dell’epoca delle grandi scoperte geografiche è finalmente tornata “a casa”. Si tratta dell’epistola di Cristoforo Colombo intitolata “De Insulis Indiae super Gangem nuper inventis”, un rarissimo incunabolo stampato a Roma da Stephan Plannck nel 1493, subito dopo il rientro del navigatore genovese dal suo primo viaggio nel Nuovo Mondo. Il documento era stato trafugato dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia in un’epoca anteriore al 1988. Ora, dopo quasi quarant’anni, è stato restituito allo Stato italiano grazie a un’imponente operazione internazionale coordinata dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC).

La cerimonia ufficiale di riconsegna si è svolta martedì 27 maggio 2025, alle ore 11:30, presso le “Sale Monumentali” della Biblioteca Marciana. A consegnare formalmente l’epistola è stato il Generale di Divisione Francesco Gargaro, comandante dei Carabinieri TPC, al direttore della Biblioteca, dottor Stefano Trovato. Presenti numerose autorità civili, militari e religiose, tra cui il Comandante della Legione Carabinieri Veneto, il Prefetto e il Questore di Venezia.

L’opera, composta da otto pagine in latino, rappresenta un documento di immenso valore storico, bibliografico e commerciale. Colombo vi racconta il suo viaggio di ritorno e informa i sovrani di Spagna, Ferdinando e Isabella, delle terre appena scoperte. Stampata in un momento in cui la stampa stessa muoveva i primi passi in Italia, la lettera ebbe fin da subito un’ampia diffusione. L’edizione romana di Plannck, attivo nella capitale sul finire del Quattrocento con oltre 400 edizioni all’attivo, è oggi tra le più rare e ambite.

Le indagini: un puzzle internazionale

L’inchiesta che ha portato al recupero dell’epistola ha avuto inizio nel 2012, dopo una denuncia di furto sporta dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, che segnalava la sostituzione con un falso di un altro esemplare della stessa lettera. Da lì si è aperto un filone investigativo che ha coinvolto biblioteche italiane ed europee, evidenziando un traffico illecito di incunaboli di grande pregio, spesso approdati sul mercato antiquario statunitense.

La svolta è arrivata nel 2016, quando la lettera rubata alla Marciana è stata individuata online. Era finita nella collezione privata di un facoltoso collezionista di Dallas, che, pur risultando detentore in buona fede, ha accettato la confisca del bene disposta dalla Procura di Philadelphia, a seguito delle prove presentate dai Carabinieri TPC.

Determinante è stato il contributo del professor Paul Needham, esperto di incunaboli della Biblioteca Universitaria di Princeton. Fu lui, nel 2018, a recarsi a Venezia insieme ai Carabinieri per effettuare le verifiche tecniche necessarie. L’indagine bibliografica ha messo in luce elementi inequivocabili: la lettera recuperata presentava le stesse caratteristiche di rilegatura della miscellanea da cui era stata estrapolata, comprese le abrasioni dovute alla cancellazione dei timbri della Marciana e la corrispondenza tra i fori di cucitura.

L’importanza della bibliotecaria

Un ruolo decisivo lo ha giocato anche Elisabetta Sciarra, oggi direttrice della Biblioteca Nazionale di Firenze, ma all’epoca bibliotecaria della Marciana. «Era il 2018 – racconta – quando i carabinieri si presentarono insieme al professor Needham per chiedere delle verifiche sulla miscellanea. Da lì abbiamo iniziato a mettere insieme i pezzi. I segni dell’abrasione, la distanza dei fori, tutto combaciava». Il lavoro paziente e meticoloso ha reso possibile l’identificazione certa del volume.

Un caso esemplare di cooperazione internazionale

Il recupero della lettera di Colombo è frutto di una stretta collaborazione tra il Comando Carabinieri TPC, la Procura della Repubblica di Roma, l’Homeland Security Investigation (HSI) americana e alcuni tra i massimi esperti di libri antichi a livello internazionale. Un’operazione che dimostra l’efficacia delle reti di cooperazione culturale e investigativa nella tutela del patrimonio comune.

Ma non è tutto: nel corso delle indagini, sono emerse altre copie della celebre epistola finite illegalmente negli Stati Uniti. Due di queste sono già state restituite alle rispettive biblioteche: una trafugata dalla Biblioteca de Catalunya di Barcellona nel 2005 e un’altra dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, anch’essa sostituita con un falso. Rimane ancora da recuperare l’esemplare scomparso dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.

Un ritorno che è anche un riscatto

«La restituzione dell’epistola rappresenta non solo un atto di giustizia culturale – ha dichiarato il direttore Stefano Trovato – ma anche una testimonianza concreta dell’importanza della memoria documentale e del lavoro svolto in silenzio da studiosi, bibliotecari e forze dell’ordine». Un patrimonio recuperato che torna accessibile alla comunità scientifica e al pubblico, e che riafferma il valore universale della cultura come bene inalienabile.

La Biblioteca Marciana potrà ora restituire alla storia e alla collettività un tassello fondamentale della narrazione delle scoperte geografiche. Un documento che, con le sue otto pagine, ha saputo cambiare il corso dell’umanità e che oggi, più che mai, racconta una seconda, straordinaria avventura: quella del suo ritorno.


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