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Sto bene al mare di Marco Mengoni, Rkomi e Sayf sarà la canzone dell’estate?

L’ultimo livello del videogioco con cui trovare il tormentone dell’estate prevede sempre, come mostro finale, una sorta di drago a tre teste, una collaborazione non tra due ma tra ben tre artisti (per ora fare di più sembra impossibile), che non appaia però come messa su con lo scotch o per incrociare le rispettive fandom – che è il motivo per cui si fanno tanti duetti oggi. Ebbene, forse l’abbiamo trovata anche quest’anno: è appena uscita Sto bene al mare di Marco Mengoni, Rkomi e Sayf, il triangolo che, no, non avevamo (ancora) considerato. Il pezzo si porta dietro sia l’aura dell’evento in sé, visto il cast che riunisce, e come lo riunisce, sia le qualità per arrivare in fondo. E l’impressione è che, salvo variabili pazze che per ora non si vedono (ma esistono: ricordate Italodisco?), dominerà l’estate. Chissà.

Con uno scatto di copertina che ritrae i tre su un set fotografico che ricostruisce una spiaggia, come a dire «sono chiusa a fare questa hit, fuori fanno trenta gradi» (cit. Anna), su delle sedie di plastica in stile Debí tirar más fotos (cit. Bad Bunny), segna prima di tutto il ritorno al centro del ring dello stesso Mengoni: lo scorso anno, per la bella stagione, si era preso una vacanza, stavolta è atteso in un tour negli stadi per cui ci si aspettava un nuovo album, ma la verità è che le prevendite sono andate così bene che forse non ce n’è stato bisogno, per chi si limita a riallacciare il filo di Pazza musica (2023) con un altro brano estivo. E che però, ecco, Pazza musica non è: vuoi perché sono anni che gli si tira la giacca per dire che ok tutto, ok la disco e la cassa dritta, ma la voce che si ritrova andrebbe impiegata con più costanza sulla musica black, e vuoi perché, dicevamo, è asceso allo status di chi al momento può un po’ tutto, stavolta non sembra particolarmente vincolato al modello classico dei tormentoni estivi. Anzi.

A cominciare dagli ospiti, entrambi nuovi per l’occasione. Rkomi, se si esclude l’exploit dei singoli di Taxi Driver, comunque del 2021, è un volto pressoché inedito per la gara tormentone, qui forte però del nuovo album Decrescendo, un lavoro più intimo e personale a cui Sto bene al mare pare un po’ far quadrare i conti: visto il rilascio a lunga gittata dei pezzi dell’album, il progetto soffre un po’ l’assenza, voluta, di un singolo estivo, per cui eccoci qui. Quello di Sayf, invece, è un nome che a tanti saprà di sconosciuto: classe 1999 da Genova, padre italiano e madre tunisina, a inizio 2025 ha pubblicato Se dio vuole, suo EP di debutto, in cui il rap festaiolo e tutt’altro che violento si fonde con la world music e il fatto che suona, comunque, la tromba – come se l’urban incontrasse Manu Chao. Se ne parla da mesi, come fosse la prossima stella annunciata della nostra musica, per cui al di là di come andrà è facile individuare, in quest’operazione, una specie di trampolino di lancio per il grande pubblico, che pare già nel mirino. Se ne riparlerà (Sanremo tra un paio d’anni?), intanto da qui ne esce alla grande.

Cioè, ne escono tutti, alla grande. È ingenuo non considerare che, dietro triangolazioni del genere, ci siano ovviamente calcoli, ma allo stesso modo non significa che tutto debba suonare di plastica. Sto bene al mare funziona proprio perché gira a largo dal solito tormentone estivo, con base r&b – l’hanno prodotta DIBLA, Jiz e Giovanni Pallotti – che pesca il giusto dalla musica etnica, in una sorta di compromesso tra il migliore dei Mengoni possibili – che con il vocione gioca la parte del padrone di casa e del leone, comparendo nei momenti clou, cioè il ritornello appiccicoso – e il mondo dello stesso Sayf, che si infila nelle strofe insieme a Rkomi, anche lui a suo agio. Neanche fosse un Ferie d’agosto di Paolo Virzì, ciascuno recita una storia diversa e più o meno rappresentativa: Sayf quella di chi scappa da un lavoro ordinario, Mengoni quella di un ipotetico «attore di Cinecittà», Rkomi sta in un quadretto stile Sapore di sale versione hip hop; l’estate resta sullo sfondo, un’occasione per fermarsi e rifiatare, per pensare appunto a tutto ciò che poteva essere e, pare per fortuna, non è stato. Niente di troppo stagionale, se non fosse appunto per «mare».

È chiaro che, quando l’operazione è di questa portata, le aspettative sono spesso alte, e non sempre aiutano la resa del pezzo – insomma, la formula vincente del tormentone è quella di un pezzo supercollaudato che però dà l’impressione di sorprendere, da Sesso e samba a Storie brevi. E qui, volendo, l’effetto sorpresa c’è, eccome: una naturalezza e un leggero senso di nuovo che poche volte si respirano a questi livelli; e potrebbe essere questa, alla fine, la carta vincente dei tre.


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