Abruzzo

Serve rilanciare il commercio di prossimità


Il Partito democratico abruzzese si schiera con decisione contro la proposta in discussione in Consiglio regionale che prevede la possibilità di trasformare capannoni industriali dismessi in centri commerciali. Una misura definita “pericolosa e miope”, che secondo i consiglieri regionali dem rischia di aggravare la già critica situazione del commercio di prossimità in Abruzzo.

«Sosterremo le associazioni di categoria che hanno espresso la loro ferma opposizione a un provvedimento ritenuto inutile dal punto di vista economico e dannoso per il tessuto commerciale», spiegano Antonio Blasioli, Silvio Paolucci, Dino Pepe, Antonio Di Marco, Sandro Mariani, Pierpaolo Pietrucci e il segretario regionale Daniele Marinelli.

Il tema è stato affrontato ieri in commissione, dove – su richiesta del Pd – sono finalmente state audite le associazioni del commercio. I dati presentati sono allarmanti: tra il 2019 e il 2024 in Abruzzo sono scomparse 3.092 imprese commerciali, pari a un calo dell’11,2%, superiore alla media nazionale. Particolarmente colpite le imprenditrici (-13%) e le attività gestite da italiani (-11,3%).

Nel solo 2024 si contano 488 aperture a fronte di 1.155 chiusure, confermando una desertificazione commerciale in accelerazione. «La crisi del commercio di prossimità è tra le più gravi in Italia», sottolineano i consiglieri dem.

Secondo il Pd, la proposta inserita nella cosiddetta legge “Salva casa” – che permetterebbe la realizzazione di medie strutture di vendita anche in deroga alla legge regionale 23/2018 – comporterebbe ulteriori squilibri. «Molti dei nuovi centri commerciali potrebbero sorgere nelle periferie urbane, compromettendo la tenuta delle attività nei centri cittadini e incentivando la dismissione di aree industriali strategiche».

Il rischio è doppio: perdere tanto sul fronte del commercio quanto su quello produttivo. Unioncamere, d’altronde, assegna all’Abruzzo la maglia nera per saldo negativo tra aperture e chiusure di aziende industriali.

Un ulteriore punto critico riguarda la scadenza della moratoria sulle licenze per grandi strutture di vendita, fissata al 31 dicembre 2025. Senza una proroga, avvertono dal Pd, si spalancherebbero le porte a nuove autorizzazioni, proprio in quelle aree industriali già sotto pressione.

«Serve una visione diversa – concludono i rappresentanti del Pd – e interventi concreti per sostenere il commercio di vicinato e la tenuta produttiva del territorio. In Consiglio regionale avanzeremo la proposta formale di ritirare la norma e prorogare la moratoria sulla grande distribuzione».


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