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Secret Cameras – Surrender To The Process Ep :: Le Recensioni di OndaRock

In tempi dominati dalle piattaforme streaming e da una distribuzione musicale sempre più liquida, nei quali la presenza di un brano in una serie tv o nella playlist giusta può determinare la fortuna di un artista più di un disco in classifica, sono sempre più numerosi i musicisti a fare da parte il formato album e puntare invece a pubblicazioni più minute, quando non costituite da un brano soltanto. In uno scenario del genere, è molto semplice, perlomeno per la stampa tradizionale, non riuscire a rintracciare alcune realtà valide.
Anche se, in fin dei conti, suonano del buon vecchio pop-rock di matrice new wave, per i Secret Cameras la rinuncia al formato album appare una scelta quasi obbligata. Voce e penna della band, Ytamar Starets è un curatore di playlist per professione. La cosa ne fa certamente un profondo conoscitore delle scene che lo appassionano, ma anche dei nuovi meccanismi distributivi e delle infinite possibilità del web.

Così la band, dopo un primo Ep di 6 tracce pubblicato nel 2017, ha rinunciato quasi completamente a uscite corpose, preferendo il lancio di singoli ben diluiti nel tempo. Nonostante questa scelta, la formazione ha potuto contare sul supporto di fan d’eccezione come Steve Lamacq di Bbc, che definì il singolo “The Silence” come maestoso – accodandoci al celebre speaker radiofonico inglese, ve ne consigliamo caldamente il recupero.
Arrivati al marzo 2024, la fama della band è tale da riempire il celebre “The Lexington” di Islington per il live di supporto al lancio di questo nuovo Ep, intitolato “Surrender To The Process”.

Il suono della band ha qui raggiunto grande maturità, ma soprattutto una consistenza, una capacità di riempire l’ambiente che fa venire in mente big music come quella degli Echo And The Bunnymen o, per attenerci a riferimenti più recenti, i primi Editors e i White Lies. Anche il messaggio di queste tre nuove canzoni è altisonante: riconoscere e celebrare le differenze, ma non smettere mai di parlare. L’inno all’unità e alla pace dei Secret Cameras passa per il ritornello innodico ed epico di “Celebrate Our Differences”. In “You Couldn’t See Me”, anche grazie al groove del batterista italiano Jgor Ognibeni, ascoltiamo le sfumature più pop della formazione; mentre l’oscura “Scientifc” svela una cura maniacale dei suoni di synth, oltre che una vicinanza ai Depeche Mode anni 80.

In ciascuno dei brani in scaletta, i Secret Cameras mostrano una grande capacità nell’utilizzare molteplici elementi stilistici per veicolare la forza del proprio semplice, ma chiaro e importante messaggio.

29/03/2024




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