Sanzioni Ue, frenata Usa. E adesso Mosca sfida Kiev

Più che una svolta, uno stallo continuo. Dopo la telefonata di Donald Trump a Vladimir Putin, Mosca prosegue nella sua strategia, cinica e tragica: prendere tempo, fingere di aprire a una reale trattativa, accusare un po’ Kiev un po’ l’Europa e nel frattempo continuare la propria guerra contro l’Ucraina. Le dichiarazioni, puramente di facciata riportano che «la Russia è pronta a proseguire i contatti con Kiev per risolvere la crisi ucraina» mentre Zelensky replica: «Condizioni irrealistiche, cercano di prendere tempo», nell’oramai consueto complicato percorso ad ostacoli che nemmeno la Casa Bianca, al momento, sembra riuscire a risolvere.
A parlare per il Cremlino è la solita portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, che tra un insulto e l’altro verso l’Europa brutta e cattiva dice che «la parte russa ha espresso ancora una volta la sua volontà di raggiungere una soluzione definitiva ed equa della crisi. Mosca proporrà a Kiev di lavorare su un memorandum riguardante un futuro trattato di pace». Salvo poi, ricadere nel suo solito refrain: «L’Europa ha cercato di impedire la ripresa del dialogo diretto con la Russia», come se a interrompere ogni logica di pace non fosse stato proprio il Paese che ha dato il via a una guerra di invasione. Un cambio di tono, comunque, evidenzia come ormai il gioco di Putin sia noto a tutti. E così anche il portavoce Peskov è costretto a dire che «Sono in corso contatti tra russi e ucraini, sono stati effettivamente ristabiliti». Il che non è molto ma è già qualcosa.
La Russia e la pace restano concetti distanti per Kiev con Zelensky che torna a criticare Mosca. «È chiaro che la Russia sta cercando di guadagnare tempo per continuare la sua guerra e la sua occupazione», ha detto il presidente ucraino sui social. «Le proposte sul tavolo devono essere chiare e realistiche – ha aggiunto, ribadendo che – l’Ucraina è pronta ad accettare qualsiasi formato di negoziazione che produca risultati ma se la Russia continua a porre condizioni irrealistiche e a ostacolare i progressi, le conseguenze saranno gravi». Ancora più chiaro il ministro degli Esteri di Kiev Andrii Sybiha che attacca: «Abbiamo bisogno di una mobilitazione diplomatica. Dobbiamo dissuadere la Russia e ripristinare una pace duratura e completa in Europa e in Ucraina», plaudendo al nuovo pacchetto di sanzioni deciso da Bruxelles e sottolineando che «nelle ultime settimane l’Ucraina ha dimostrato che non siamo noi l’ostacolo alla pace. È Putin a voler proseguire la guerra, per questo dobbiamo fare pressione sui russi». L’Europa dalle parole è passata ai fatti con il suo 17° pacchetto di sanzioni contro la Russia, che prende di mira, tra le altre cose, quasi 200 navi della flotta ombra di Mosca mettendo nel mirino anche le minacce ibride e le violazioni dei diritti umani della Russia. «Più a lungo la Russia continuerà la guerra, più dura sarà la nostra risposta», ha detto l’Alto rappresentante Ue Kaja Kallas.
Mentre Donald Trump torna ad elogiare il Papa e il ruolo del Vaticano («mi piace. E anche suo fratello che è Maga», ha detto), emergono alcuni retroscena dopo il suo colloquio con lo Zar, al termine del quale il tycoon avrebbe bocciato nuove sanzioni. Secondo quanto riporta Axios, ai leader europei che gli chiedevano della possibilità di sanzioni americane a Mosca, il tycoon avrebbe risposto di non ritenerla una buona idea perché Putin vuole un accordo. I leader europei, al termine della telefonata di confronto con Trump, sarebbero dunque rimasti «sorpresi e scioccati» dalla «deferenza» del presidente americano verso il leader del Cremlino.
Un’ipotesi tutt’altro che assurda, visto che il segretario di Stato Usa Marco Rubio in Senato ha detto «che se ora si inizia a minacciare sanzioni i russi smetteranno i colloqui» aggiungendo però che «se sarà chiaro che i russi non sono interessati ad un accordo di pace e vogliono solo continuare a combattere una guerra, allora si potrebbe arrivare veramente al punto». Insomma, la partita è ancora tutt’altro che chiusa e la strada per la pace resta in salita.
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