Roberta Bruzzone: «Andrea Prospero ha incontrato predatori e un boia»
di Stefania Supino
Dal 29 gennaio scorso, giorno in cui viene ritrovato il corpo di Andrea Prospero in un B&b in via del Prospetto a Perugia, la vicenda di cronaca continua a interrogare. Il 17 marzo la Procura di Perugia ha disposto gli arresti domiciliari a carico di un ragazzo di 18 anni, residente in provincia di Roma. Da qui la svolta. Da quanto dichiarato dal procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, sussistono gli elementi che hanno consentito di ritenere il giovane quale istigatore al suicidio del 19enne abruzzese. Istigazione o aiuto al suicidio, un reato riconosciuto dal codice penale, con una pena che va dai 5 ai 12 anni di carcere. La criminologa e psicologa forense, Roberta Bruzzone, ai microfoni di Umbria24, sostiene che Andrea sia stato vittima di numerosi soggetti, primo fra tutti, il suo «boia».
Fragilità Un ragazzo Andrea come tanti, dalla faccia pulita e una vita apparentemente normale, fino al giorno della sua scomparsa e il ritrovamento del suo corpo. «Andrea era un ragazzo con grandi problemi di socializzazione – afferma la criminologa Roberta Bruzzone – nella vita reale non aveva relazioni significative, se non con pochissime persone». Un ragazzo schivo perciò, che a Lanciano aveva solo un amico e a Perugia in pochi si ricordano il suo volto. In questa vicenda l’università ha avuto, sin dalla scomparsa di Andrea, un ruolo importante: «Per lui l’università era un problema. Aveva un carico di aspettative, non necessariamente da un punto di vista genitoriale, ma create da lui stesso – sostiene la dottoressa Bruzzone -. Andrea evidentemente la viveva in maniera schiacciante, così ha iniziato a confidarsi, come spesso accade per i ragazzi della sua età, con delle persone tramite uno schermo, perché per loro è più facile confidarsi con uno sconosciuto tramite uno schermo e non con persone del mondo reale».
Predatori Quando ci si confronta con degli sconosciuti tramite uno schermo, non si sa mai chi si trova davanti. Andrea, dall’animo gentile, di questo evidentemente non si era preoccupato, anzi credeva che avrebbe potuto trovare conforto in questo gruppo di coetanei che manifestavano il suo stesso disagio. «Andrea ha purtroppo trovato un gruppo di predatori, che hanno intuito la sua fragilità e la sua vulnerabilità. Loro, anziché aiutarlo ad affrontare le sue difficoltà, lo hanno rafforzato nelle sue paure e angosce, fino ad accompagnarlo alla morte» afferma Bruzzone. Non è un fenomeno raro e isolato perché il caso di Andrea è una vicenda per certi versi estremamente rappresentativa di una realtà sempre più grande, da come ci spiega la criminologa: «Ci sono moltissimi gruppi online, come su Telegram e sulle varie piattaforme, che inneggiano a comportamenti anti-conservativi in maniera efficace fino a spingersi proprio a sincerarsi che la persona presa di mira superi la soglia e arrivi al gesto suicidario. Mi auguro che questa storia possa sollevare maggiore consapevolezza, soprattutto da parte dei genitori».
Profilo 18enne Il focus si concentra anche sulla figura del ragazzo di 18 anni, agli arresti domiciliari da ieri per istigazione o aiuto al suicidio. La mamma del ragazzo, racconta al Messaggero, che il figlio è sempre stato molto chiuso e riservato, sempre con il telefonino in mano. Che loro, in quanto genitori, non sanno come comportarsi e si trovano a combattere con qualcosa che è più grande di loro. In merito a queste parole, la Bruzzone afferma: «Da ciò che ha raccontato la mamma, il 18enne evidenzia problematiche molto serie, legate probabilmente ad un profilo di una personalità borderline. Anche lui, come Andrea, si trova dentro a varie problematiche, dai problemi di socializzazione alle attività criminali per racimolare qualche soldo». Un ragazzo, considerato un «predatore», che ha istruito Andrea e suggerito anche diversi modi per farla finita, fino a sincerarsi di essere lì nel momento della morte. «C’era un preciso proposito di istigazione al suicidio da parte del 18enne – conclude la criminologa – perché quando Andrea mostra dei segni di titubanza e di timore nell’andare fino in fondo, lui ha avuto un ruolo decisamente attivo e lo porta a fare il passo finale».
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