Regione, alle famiglie povere le briciole
Dei quasi sessanta milioni di euro che arrivano alla Regione Basilicata dal Protocollo d’intesa stipulato con i ministeri dell’Economia e dell’Ambiente, alla social card in favore delle famiglie povere, in difficoltà economica, vengono destinati solo 150mila euro. Tanti obiettivi che si riducono a una regalia di cinquecento euro
Su 56.918.475, 150.000 è lo 0,26 per cento. La quarta parte dell’uno per cento. Insomma, davvero poca roba.
Bene: dei quasi sessanta milioni di euro che arrivano alla Regione Basilicata dal Protocollo d’intesa stipulato con i ministeri dell’Economia e dell’Ambiente il 20 maggio scorso, alla social card in favore delle famiglie in difficoltà economica viene destinato lo 0,26 per cento. Ossia, appunto, 150.000 euro.
FAMIGLIE POVERE, REGIONE E PROTOCOLLI CON IL MINISTERO
E dire che il protocollo si lega al “Fondo preordinato alla promozione di misure di sviluppo economico e all’attivazione di una social card per i residenti nelle regioni interessate dalle estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi”. Un provvedimento che nomina esplicitamente lla “social card”, dunque lo specifico dell’iniziativa, nata con la legge numero 164 del novembre 2014 (come gemmazione della vecchia card carburanti del 2011, anch’essa frutto del “tesoretto” contrattato con le compagnie petrolifere, poi convertita per un periodo nel reddito minimo d’inserimento).
L’accordo con i ministeri riguarda l’utilizzo delle risorse relative all’anno 2023.
Nella scheda che accompagna il provvedimento amministrativo (la “presa d’atto”) si leggono molte informazioni utili.
IL SUPPORTO
Il nome esatto dell’azione si chiama “Supporto alle famiglie bisognose e contrasto al caro vita”, intervento strategico utile alla “solidarietà per il benessere sociale delle famiglie e dei soggetti fragili”. Non lesina concetti il paragrafo destinato al contesto di riferimento: «Con la Social Card Basilicata, la Regione Basilicata prosegue il percorso di sostegno alle famiglie e ai soggetti più bisognosi, avviato negli anni precedenti, con particolare intensità durante la fase di emergenza Covid-19. Questo strumento rappresenta la continuità di un impegno istituzionale volto a contrastare le disuguaglianze sociali e a garantire un aiuto concreto alle fasce più fragili della popolazione. L’attuale crisi economica, aggravata dall’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, delle utenze domestiche e delle spese sanitarie, ha reso necessario un intervento straordinario per alleviare le difficoltà crescenti delle famiglie lucane».
FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ E AIUTI
Sono dichiarazioni istituzionali, non un pour parler: «Molte di esse vivono sotto la soglia di povertà, affrontando gravi problemi nell’assicurare le necessità quotidiane legate a cibo, salute e istruzione. Questo contesto impone risposte tempestive e mirate per fornire un aiuto concreto, ridurre le disuguaglianze e rafforzare il tessuto sociale regionale».
L’INTERVENTO
E così arriva la descrizione più dettagliata dell’intervento: «Una misura straordinaria finalizzata a rafforzare il sistema di solidarietà territoriale e a garantire un sostegno diretto alle persone in difficoltà economica».
Gli obiettivi principali: «Contrastare il disagio sociale ed economico attraverso il supporto a organizzazioni caritatevoli e assistenziali; fornire aiuto diretto e mirato alle famiglie vulnerabili, rispondendo alle loro esigenze immediate».
LE RISORSE
«Le risorse, come per le annualità precedenti – si legge ancora – saranno destinate ad acquisto e distribuzione di beni di prima necessità (alimenti, vestiario, materiale scolastico); assistenza medica e sociale per persone in difficoltà; sostegno al pagamento di utenze domestiche essenziali; supporto alle famiglie per spese urgenti legate all’istruzione e alla salute; recupero e distribuzione di cibo attraverso reti di solidarietà; altre azioni similari».
E tutto questo elenco di impegni perché «con la Social Card Basilicata, la Regione conferma il proprio impegno nel contrastare le difficoltà economiche e sociali della popolazione, offrendo un aiuto concreto alle famiglie più vulnerabili e promuovendo una maggiore coesione e inclusione sociale sul territorio».
I SOGGETTI DESTINATARI DELLA MISURA
Quali sono i soggetti destinatari di questa misura? Non i singoli individui. «Possono essere associazioni iscritte al registro regionale delle associazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, organizzazioni non lucrative di utilità sociale con sede in Basilicata, enti caritatevoli delle diocesi di Basilicata», è scritto.
E non mancano, come in ogni progetto che si rispetti, gli obiettivi e i risultati attesi: «Sostenere le famiglie in difficoltà economica garantendo l’accesso ai beni e ai servizi essenziali; alleviare il peso del caro vita, con particolare attenzione ai nuclei familiari con figli o anziani a carico; contrastare le disuguaglianze sociali mediante interventi di solidarietà; rafforzare la resilienza territoriale attraverso una rete di assistenza capillare ed efficace».
La “Ricognizione dei fabbisogni previa manifestazione di interesse” è prevista entro 60 giorni dalla sottoscrizione del protocollo; entro 90 giorni il “Provvedimento di concessione”.
I TRECENTO
E non può esistere progetto oggi che non abbia l’Indicatore di risultato («Numero di persone in difficoltà intercettate: minimo 300») e infine l’Indicatore di impatto («Aumento del beneficio percepito dalle persone assistite in una scala da 0 a 10: minimo 5»).
Da dire che il resto dei soldi non viene certo indirizzato a feste e cotillons: 16.719.869 vanno a misure di sviluppo economico (servizi ambientali, innalzamento dei livelli di competitività degli operatori economici lucani, attrazione di nuovi investimenti produttivi e promozione, una macedonia di interventi infrastrutturali materiali e/o immateriali (sic, ndr) di ampliamento, riqualificazione dell’offerta dei servizi, di recupero ed efficientamento energetico delle aree produttive, trasferimento tecnologico) mentre 40.048.606 sono indirizzati a misure di coesione sociale (sostegno alle platee ex Tis e Rmi, salvaguardia dei livelli occupazionali nei cantieri forestali, servizi sociali regionali, Piano sociale e uffici sociali comunali, un solo milione per il trasporto di studenti disabili, azioni a favore di nefropatici e talassemici).
Facciamo sintesi: la Regione incamera poco meno di 57 milioni di euro dai suoi diritti legati agli idrocarburi. La misura relativa nomina esplicitamente la social card.
LA MAGICA RESILIENZA
Poi si potrà anche dire che la Regione Basilicata ha altri programmi di sostegno, magari un’altra social card più ricca, ma la sostanza non cambia. Per questo intervento si stanzia un’unghia dell’immenso corpo finanziario. E gli si affida un’azione salvifica manco fosse un nuovo Piano Marshall disegnato per la Basilicata.
Chissà, forse con la convinzione che la parolina magica “resilienza” – concetto monstre che le nonne di un tempo avrebbero definito “petrosino ogni minestra” – possa avere un effetto moltiplicatore.
500 EURO A TESTA
Ma 150.000 euro diviso 300 persone fa 500 euro a testa.
Ora, pensare di toccare l’orizzonte a dir poco ambizioso indicato nella scheda (tutti quei verbi all’infinito, sostenere alleviare contrastare rafforzare) con una regalia di 500 euro a 300 persone (persone, neanche famiglie!) è una visione del mondo che potremmo definire “candida”.
DA CHI SONO SCELTI I BENEFICIARI
Poi c’è tutta una serie di considerazioni da fare: innanzitutto sul numero di beneficiari: come vengono scelti? Da chi? Si danno mazzetti di social card alle associazioni e poi ci pensano loro?
E ancora più a fondo: 300 persone è un calcolo che va contro ogni studio della povertà in Basilicata. A voler utilizzare le stime più ottimistiche, dovremmo parlare del decuplo. Senza pensare ai nuovi poveri, a quelli che sembrano non avere grossi problemi e invece da un giorno all’altro si ritrovano con pochi soldi per il cibo, i vestiti e le medicine, figuriamoci per l’auto, le vacanze, gli studi eccetera.
GLI ORIZZONTI
Ma non è ancora tutto: i soldini a pioggia servono di certo nell’immediato (a pochi) per riempire il frigo e magari per pagare la bolletta che tiene acceso il frigo.
Ma una regione che voglia uscire da questa situazione deve immaginare ben altro: politiche che guardino a orizzonti molto più avanzati in cui i soldi si usino non per fare la spesa oggi ma perché la si possa fare per sempre. Però sono analisi – pur fatte mille volte da chi tocca ogni giorno con mano la povertà – che non possono neanche partire con lo 0,26 per cento d’impegno.
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