Quarantenne condannato a un anno e 6 mesi per aver palpeggiato la figlia sedicenne – Cronaca
TRENTO – È stato condannato il padre accusato dalla figlia, all’epoca sedicenne, di averla toccata più volte nelle parti intime: l’uomo, un quarantenne originario di un’altra regione e saltuariamente in Trentino, se la caverà con una condanna in abbreviato a 1 anno e 6 mesi. Se non farà ricorso in appello avrà pure uno sconto di qualche settimana.
La procura aveva chiesto una pena molto più severa, ossia più di sei anni di carcere, diventati 4 anni e 8 mesi per la riduzione prevista dal rito abbreviato, nonché l’applicazione delle misure di sicurezza (ad esempio il divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori o divieto di svolgere lavori che possano portare ad una contatto abituale con ragazzi di età inferiore a 18 anni).
L’assoluzione era difficile, se non impossibile, a fronte anche delle testimonianze raccolte. Ieri è arrivata la decisione del gup Marco Tamburrino, che ha valutato la minore gravità del fatto, accogliendo quanto la difesa aveva evidenziato, ossia che si trattasse di “toccamenti” e non di altro.
Gli episodi che sono stati ripercorsi in aula risalgono al giugno 2022, quando la ragazza aveva raggiunto il padre, bracciante agricolo stagionale, nella sua abitazione in una valle del Trentino.
Assieme a lei c’erano un’amica ed un amico, entrambi maggiorenni. Era il giorno della festa del paese e l’atmosfera era allegra. L’uomo forse aveva esagerato con l’alcol, come avevano inizialmente riferito alcuni testimoni, ma di questo particolare non c’è traccia negli atti.
Il quadro indiziario era però ben saldo: per più volte, come è stato evidenziato nel capo di imputazione, il padre avrebbe toccato la ragazza, indugiando con la mano nelle parti intime. Che non fossero casuali strusciamenti era apparso chiaro al termine della festa, al rientro a casa: la figlia stava guardando la televisione con l’amica quando il padre le si era avvicinato allungando le mani con intenzioni esplicite.
La vittima aveva subito chiamato i carabinieri e da loro era stata portata via da quella casa e accompagnata in caserma, in attesa dell’arrivo della madre. Dalla denuncia era poi emerso che non era la prima volta che il padre allungava le mani su di lei.
Per lo shock di quell’ultima serata trascorsa con il genitore e per il trauma emerso ricordando il passato, la ragazza ha sofferto di incubi e di attacchi d’ansia per un lungo periodo, dovendo affidarsi ad uno specialista. La madre non l’ha mai lasciata sola.
Il padre, assistito dall’avvocato Fulvio Carlin, ha risarcito con 10mila euro la vittima, che, diventata maggiorenne, ha deciso di non costituirsi parte civile nel procedimento. Il risarcimento e la considerazione dell’attenuante della minor gravità del fatto hanno dunque portato ad un calcolo della pena al ribasso, rispetto a quanto chiesto dal pubblico ministero. L’uomo non era presente in aula. Ma. Vi.