Marche

«Prendo una pistola e la ammazzo»

SENIGALLIA «Non ne posso più, intervenite. Altrimenti prendo una pistola e la ammazzo». L’esternazione, della quale è stato riportato il senso, è quella che è risuonata ieri mattina al quinto piano del tribunale, dove si stava svolgendo il processo nei confronti di una 40enne polacca, finita alla sbarra con le accuse di minacce e diffamazione.

La richiesta

A portarla in aula è stata una senigalliese, proprio colei che ieri ha perso le staffe, rivolgendosi al giudice in maniera disperata e piuttosto colorita: «Vi prego, fate qualcosa» il senso delle sue parole. Si sentirebbe, infatti, minacciata e perseguitata dalla polacca, contro la quale ha già sporto una serie di denunce, sfociata finora in tre processi. Uno si è definito al giudice di pace, uno (quello di ieri) è in corso e ce ne è pendente un altro per minacce e lesioni. Una persecuzione, dice lei, che ieri deve averla portata fuori rotta. Non sono stati presi, almeno per ora, provvedimenti dal tribunale o dalla diretta interessata, che ieri non era neanche presente.

L’esternazione è stata fatta dopo il consenso da parte della difesa della polacca (rappresentata dall’avvocato Michele Zuccaro) di acquisire tutta la documentazione, compresa la querela che ha portato al dibattimento. La senigalliese, dunque, non è stata fatta sedere sul banco dei testimoni. Non ce ne era più motivo.

Per quanto riguarda le accuse, fanno riferimento all’aprile del 2021. La procura contesta alla polacca di aver offeso su Facebook la senigalliese, a cui è legata da un rapporto di conoscenza. Nel mirino sono finite frasi del tipo: «Non saranno dolci i lupini, poi non berrai l’acqua dopo il salato». La vittima sarebbe stata anche paragonata a un cane. Almeno questo contesta la pubblica accusa. Anche le minacce sarebbero arrivate via social: «Ti auguro di finire sulla sedia a rotelle. Perchè devi morire? Quello non basta». E ancora: «Meglio che non vedo la tua faccia, perché non c’è due senza tre». Processo aggiornato a ottobre.




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