Liguria

Pessina (Federagenti): “Attirare la grande finanza nella logistica, nei porti e nelle infrastrutture”


Genova. “La velocità con cui stanno cambiando gli scenari internazionali e i mercati è ormai palesemente incompatibile con i tempi della burocrazia e delle procedure amministrative, per non parlare dei veti incrociati. Nei prossimi mesi, e forse già nelle prossime settimane, anche il nostro sistema logistico e portuale si troverà a far fronte a stress che non hanno precedenti storici e che non si conciliano con le rigidità, non solo italiane, ma anche comunitarie, in tema di finanziamenti e priorità nella realizzazione delle grandi infrastrutture. È quindi necessaria una vera e propria rivoluzione che consenta agli investitori privati internazionali di trovare in Italia un terreno fertile”.

Ad affermarlo è Paolo Pessina, Presidente di Federagenti, che ribadendo anche alcune indicazioni provenienti dalla politica ha affermato la necessità di costruire un quadro di riferimento, anche normativo, per sciogliere nodi del sistema logistico e portuale che ormai si ripresentano da anni e talora da decenni.

“La percezione che le grandi partite per il controllo del commercio mondiale, nonché delle risorse in termini di materie prime, si giochino su uno scacchiere globale sta accendendo anche per la grande finanza internazionale i riflettori sul comparto della logistica, dei porti e delle grandi infrastrutture di trasporto. Ma per tradurre questo interesse in fatti concreti, in finanza di progetto in investimenti – prosegue il presidente di Federagenti – il Sistema Paese deve garantire certezza di tempi e di regole, nonché azzeramento di rischi amministrativi e giudiziari ed eliminazione di posizioni di monopolio nel controllo delle reti”.

“L’intervento di Blackrock, in partnership con uno dei maggiori Gruppi container del mondo – conclude Pessina – e quindi l’acquisto di quasi 50 terminal strategici, dimostra che le risorse per investire in questo settore e fargli compiere il salto di qualità esistono. Esistono anche nel sistema bancario e finanziario europeo e italiano. Ma non si può perdere tempo e lo Stato deve far pervenire alla comunità finanziaria internazionale un messaggio chiaro anche cambiando rotta sulla redditività delle grandi opere e sui tempi di ritorno degli investimenti, ad esempio attraverso quella formula del pay per use, che è di gran voga oggi nei Paesi anglosassoni, ma che, non lo dimentichiamo, ha consentito all’Italia, prima in Europa, di dotarsi di una rete autostradale.




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