Perché la leva fiscale può essere la chiave
Negli ultimi mesi, il dibattito attorno al mercato dell’arte in Italia si è fatto più vivo, stimolato da due questioni centrali: da un lato il ruolo sempre più strategico delle fiere come hub di scambi e relazioni, dall’altro la proposta di legge per la riduzione dell’Iva sulle opere d’arte. Marilena Pirelli, sulle pagine di «Plus24», ha recentemente richiamato l’attenzione su questi temi, aprendo una riflessione che coinvolge tanto la sfera fiscale quanto quella culturale e sistemica.
A rilanciare il tema interviene anche il nuovo report di Artsy, Art Market Trends 2025, esito di un’indagine internazionale che ha coinvolto oltre 1.600 collezionisti e galleristi. Tra i dati più significativi emerge un nodo critico: i collezionisti considerano il mercato poco trasparente, in particolare nella determinazione dei prezzi e nelle politiche commerciali delle gallerie. Il 69% degli intervistati ha dichiarato di aver rinunciato ad acquistare un’opera a causa della carenza di trasparenza, mentre solo il 5% percepisce il mercato come davvero aperto e accessibile. Il dato più eloquente è forse quello secondo cui le opere con prezzo visibile online hanno una probabilità di vendita sei volte superiore rispetto a quelle prive di indicazione di prezzo.
Questo quadro evidenzia un disequilibrio sistemico. Le gallerie riconoscono l’importanza della trasparenza per i loro clienti (lo afferma il 62%), ma oltre la metà non ha adottato misure per migliorarla nel corso del 2024. Solo il 44% pubblica regolarmente i prezzi online, mentre un ulteriore 25% li comunica esclusivamente su richiesta.
In tale contesto, la proposta di riduzione dell’Iva sulle opere d’arte non va letta unicamente come intervento fiscale. Può e dovrebbe rappresentare un’occasione per stimolare un’evoluzione culturale e operativa dell’intero comparto. Legare l’agevolazione fiscale a criteri minimi di trasparenza — ad esempio, l’obbligo di esposizione del prezzo e della sua composizione (Iva inclusa o esclusa, eventuali commissioni, costi di trasporto) — significherebbe promuovere un mercato più accessibile e leggibile per operatori, nuovi acquirenti e istituzioni.
Affrontare il nodo della trasparenza implica anche riconoscere le criticità degli strumenti attualmente utilizzati per valutare le opere. La quasi totalità delle analisi di prezzo si basa su dati pubblici di asta, facilmente accessibili ma solo parzialmente rappresentativi. In questo ambito è opportuno distinguere tra piattaforme e indici economici.
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