Perché alle parole dei bellicisti in conflitto d’interessi affiancherei il bollino di ‘messaggio promozionale’
di Angelo Palazzolo
Quando Giuseppe Cavo Dragone afferma: “La guerra è entrata nelle nostre case” senza addurre argomentazioni circoscritte e senza appoggiarsi ad alcuna evidenza empirica, ma semplicemente cavalcando l’onda di un sentimento indotto dalle élite politico-economiche europee, io mi preoccupo molto.
La mia preoccupazione origina dalla consapevolezza che la maggior parte della popolazione tende a credere a quanto affermato da un signore insignito da innumerevoli onorificenze e questo fa sì che una frase ad effetto, basata su congetture deboli e su interessi privati, produca effetti reali. Questo fenomeno – che si può inserire nell’alveo delle profezie che si autoavverano – sarà tenuto in considerazione quando si studieranno le cause della terza guerra mondiale.
L’ingiustificato allarme di una guerra totale in Europa (e quindi l’allargamento del conflitto russo-ucraino) sta mettendo in piedi tutta una serie di azioni che potrebbero portare effettivamente ad una guerra frontale tra Russia ed Europa, si consideri il riarmo e lo si legga alla luce del “paradosso della sicurezza”.
Ma non sono qui a giudicare l’inopportunità delle parole di Cavo Dragone. Sono qui a proporre un modo per arginare gli effetti negativi di comunicazioni pubbliche viziate da interessi privati e a salvaguardare il pubblico meno attrezzato da comunicazioni non genuine.
Cavo Dragone è stato da poco nominato presidente del Comitato Militare della Nato, la Nato è stata costituita in funzione anti-russa, Cavo Dragone ha tutto l’interesse perché si diffonda la paura di un’imminente guerra con la Russia, così da poter accrescere l’importanza del suo nuovo ruolo e al contempo rafforzare nell’opinione pubblica la percezione positiva della Nato.
Solo una piccola parte di popolazione però ha competenze cognitive tali da poter valutare criticamente il discorso di Cavo Dragone: gli storici, gli esperti di politica internazionale, gli esperti in comunicazione e pochi altri. Il comune “uomo della strada” tende ad affidarsi all’autorità dell’ex Capo di Stato Maggiore della difesa italiana, senza dare adeguato peso agli interessi che possono muovere le sue argomentazioni.
Per dar forza alle sue parole – che personalmente reputo un misto di retorica bellicista pericolosa, parziale e falsa – il generale Cavo Dragone cita Mark Rutte, come se questi fosse un osservatore imparziale dei fatti e non il Segretario Generale della Nato: “In visita in Giappone nei giorni scorsi, il Segretario Generale della Nato ha confermato che l’asse fra Russia, Cina, Corea del Nord e Iran è vivo, vegeto e paurosamente incombente”. Forse dovremmo pretendere che questi Paesi si auto-isolino? Che non dialoghino tra loro? Che rimangano a guardare immobili all’Europa che si riarma, agli Stati Uniti che impongono i loro diktat in giro per il mondo? All’Occidente che non condanna un genocidio e che in parte lo avalla e lo arma?
Analogamente a Cavo Dragone, negli ultimi mesi si susseguono le interviste a Roberto Cingolani, spesso presentato come ex ministro della Transizione ecologica (incomprensibile e sciagurata scelta di Grillo), ma Cingolani è soprattutto l’ad di Leonardo, la prima industria di difesa, aerospazio e sicurezza in Italia (la seconda in Europa), se chiedete a lui o a Pontecorvo (presidente di Leonardo) come pensano di mantenere la pace, cosa volete che vi rispondano se non: “Si vis pacem, para bellum… occorre riarmarsi!”?
In conclusione, io propongo (in modo più provocatorio che realistico) che le comunicazioni di esponenti di organizzazioni, di associazioni o di aziende che sono in conflitto di interesse con il tema trattato siano accompagnate dal bollino “Messaggio promozionale”, cosicché i destinatari della comunicazione siano avvisati che il mittente potrebbe essere motivato da ragioni diverse da quelle che vuol far credere, alla stregua di quei messaggi inseriti nelle pagine dei quotidiani che hanno solo la parvenza di un articolo giornalistico ma che sono in realtà semplice pubblicità.
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