Per conoscere il Manifesto di Ventotene
Pur confinati nell’Isola di Ventotene, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colori erano stati capaci di analizzare con estrema lucidità lo stato della Seconda Guerra Mondiale nel 1941 e prevedere la sconfitta dell’imperialismo tedesco e delle potenze totalitarie le cui forze «hanno raggiunto il loro culmine e non possono ormai che consumarsi progressivamente» sapendo che «la sconfitta della Germania non porterebbe però autonomamente al riordinamento dell’Europa secondo il nostro ideale di civiltà».
Essi non avevano invece previsto che gli europei non sarebbero rimasti padroni di sé nella ricerca del loro avvenire ma – avendo l’Europa cessato di essere al centro del mondo – sarebbero stati pesantemente condizionati da poteri extraeuropei: l’imperialismo sovietico a Est e l’egemonia degli Stati Uniti a Ovest.
Vi è un elemento essenziale della visione del Manifesto che è stato sottolineato da Norberto Bobbio nel suo saggio Il Federalismo nel dibattito politico e culturale della resistenza.
Il Manifesto – ricorda Bobbio – «inizia parlando del principio nazionale e della sua degenerazione e aggredisce poi il problema della sovranità assoluta. Il superamento della sovranità assoluta conduce allo Stato federale e il superamento del principio nazionale conduce all’idea d’Europa. E il movimento che sorge a Ventotene è insieme federale ed europeo». Ciò vuol dire – chiosa Bobbio – «che il meccanismo dello Stato federale può applicarsi a una realtà diversa dall’Europa come la federazione mondiale o le federazioni che si vanno tentando fra Stati del mondo arabo».
Vi è infine un’affermazione di Altiero Spinelli sulle tre ragioni della attualità del Manifesto, che lo erano negli anni ’80 alla vigilia del grande sconvolgimento provocato dalla caduta dell’impero sovietico e lo sono ancora oggi dopo gli sconvolgimenti nei primi venticinque anni del XXI secolo:
– il pensiero per gettare le basi sul continente di una federazione europea appartiene alla generazione attuale e non a una indeterminata generazione lontana nel tempo,
– l’azione per realizzarla richiede una vasta mobilitazione dell’opinione pubblica ma soprattutto un movimento organizzato secondo una logica rivoluzionaria,
– e la linea di divisione fra le culture politiche non passa più fra destra e sinistra, fra conservazione e progresso ma fra chi difende apparenti sovranità nazionali e chi è pronto a battersi per una superiore sovranità europea e cioè fra gli immobilisti e gli innovatori.
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