Omicidio Nada Cella, in aula i nuovi testi dell’accusa: “Cecere e Soracco li abbiamo visti insieme”
Genova. Due nuovi testimoni in aula nel processo per l’omicidio di Nada Cella hanno raccontato di aver visto Marco Soracco in compagnia di Annalucia Cecere nel periodo precedente al delitto, circostanza sempre negata dal commercialista.
Il primo è Vincenzo Daneri, classe 1948. A lui gli investigatori della mobile sono arrivati grazie alla criminologa Antonella Delfino Pesce, che aveva raccolto alcune voci in un bar di Chiavari dopo che i giornali avevano pubblicato la foto dell’epoca di Cecere nel corso delle nuove indagini riaperte nel 2021. Daneri ha raccontato che una ventina di giorni prima del delitto era stato a un pranzo organizzato dalla scuola di ballo di Chiavari che frequentava in un ristorante nei pressi del lago di Giacopiane in val D’Aveto.
“Eravamo in tanti – ha spiegato – sicuramente più di venti persone ma accanto a me c’erano due posti vuoi. Ad un certo punto è arrivato Soracco, che conoscevo perché a volte veniva a ballare, con una donna. Era una donna molto bella che mi colpì. Non la conoscevo ma poi quando qualche anno fa ho visto la foto sui giornali l’ho riconosciuta. Era Annalucia Cecere”.
Alla pm Gabriella Dotto che gli ha chiesto perché non si era rivolto alla polizia lui ha detto che era stato sconsigliato da un avvocato: “Ne avevo parlato con un avvocato che mi ha detto che mi sarei messo nei pasticci inutilmente e quindi mi ha consigliato di non dire niente”. L’anziano teste ha detto che finalmente quando la polizia è arrivata a casa sua, a dicembre dell’anno scorso, finalmente “mi sono potuto togliere questo peso”. Daneri, nonostante le insistenze dell’avvocato di Cecere Giovanni Roffo e anche l’avvertimento del presidente Cusatti circa l’obbligo di dire la verità è stato fermo nel non voler rivelare il nome dell’avvocato che l’ha sconsigliato e neppure quello delle sue compagne di ballo: “A ballare ci sono donne sposate e uomini sposati” ha detto per spiegare la riservatezza di una comunità che in queste indagini e in questo processo è spesso sconfinata nell’omertà.
L’altra testimone ex novo, scovata per caso dalle avvocate di parte civile Sabrina Franzone e Laura Razetto) è Sara Giorgi. La donna, 48 anni, era cliente di Razetto e quasi per caso in un’occasione le ha raccontato che 29 anni fa, quando aveva 19 anni, era stata una volta alla scuola di ballo frequentata da Soracco e l’aveva visto “con la donna la cui foto è stata pubblicata dai giornali”. Per questo è stata poi sentita dalla Procura e stamattina in aula ha confermato il suo ricordo: “Avevo accompagnato una mia amica che faceva una prova. Lo vidi arrivare con questa bella ragazza che non conoscevo mentre lui lo avevo già visto perché abitava in via Marsala di fronte ad alcuni miei amici. Mi era capitato di vederlo qualche volte e mi fissava e mi dava fastidio”. Così “quando l’ho visto alla scuola di ballo aveva pensato ‘Ma allora ce l’ha uno straccio di ragazza’”. Giorgi ha spiegato che “quella ragazza aveva delle fossette pronunciatissime, anche senza sorridere. Li vidi ballare insieme”. “All’epoca non dissi nulla perché non mi pareva un dettaglio importante ma quando ho visto le foto di Cecere al telegiornale l’ho riconosciuta subito”. Giorgi non ricorda esattamente quando vide la scena alla scuola di ballo ma “sono abbastanza sicura ci fossero delle decorazioni natalizie, quindi era tra novembre 1995 e gennaio 1996”.
Prima delle testimonianza di Giorgi Marco Soracco ha voluto rilasciare una dichiarazione spontanea. Ha detto che “al lago di Giacopiane andammo una sola volta a pranzo e io andati insieme a una mia amica, Rosella Levaggi, che insegna oggi Economia all’Università e che verrà proprio a testimoniare in questo senso. Quel pranzo fra l’altro si svolse in 5 maggio 1996, il giorno prima dell’omicidio. Inoltre, rispetto alla testimonianza di Adriana Berisso, che aveva raccontato di aver visto l’auto di Soracco sotto casa di Cecere il giorno dopo che lei le aveva detto che sarebbero andati a ballare insieme a Uscio, Soracco ha detto che metteva l’auto vicino casa dove capitava in quel periodo in cui non aveva un box e che il cancello del palazzo dove viveva la donna era a 50 metri da casa sua.