«Ognuno ha diritto alla luce». Ribadite le criticità della struttura detentiva
ASCOLI Nell’anno giubilare la diocesi di Ascoli e San Benedetto ha voluto aprire «la porta della speranza sulla realtà carceraria». Questo il messaggio che il vescovo monsignor Gianpiero Palmieri in apertura dei lavori del convegno “Giustizia e speranza, carcere e territorio” che si è tenuto all’interno del carcere di Marino del Tronto e che ha potuto contare sulla partecipazione del presidente della Cei, il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna.
L’incontro
Il capo dei vescovi italiani, accompagnato dalla direttrice della casa circondariale Daniela Valentini, come prima cosa, ha voluto incontrare i detenuti. «La speranza è attraversare le difficoltà, – ha detto il cardinale Zuppi – perché ovunque e per ognuno c’è un diritto alla luce e a un futuro diverso».
Il presidente della Cei ha evidenziato come Papa Francesco avesse voluto aprire il Giubileo anche al carcere di Rebibbia per identificare il luogo dove deve ripartire la speranza, ricordando anche che una delle ultime uscite pubbliche di Bergoglio fosse stata al carcere di Regina Coeli, quando già il suo corpo era minato dalla malattia.
Per il cardinale Zuppi il concetto di speranza per un detenuto «passa attraverso mezzi fondamentali come lo studio, il lavoro, la qualificazione e l’accompagnamento dello stesso nel momento in cui, acquisite delle competenze, al momento di tornare in società sappia come integrarsi. Guardare al futuro non significa dimenticare il passato, come ritrovare il male fa bene ai colpevoli e alle vittime. Questa è la giustizia riparativa, che sospende il giudizio e non ha sete di vendetta». Il convegno è stato anche l’occasione per tracciare un bilancio sullo stato delle carceri marchigiane a cominciare da quello di Marino del Tronto: «La struttura soffre la mancanza di spazi trattamentali perché è una struttura nata per i 41 bis, detenuti che per legge non sono destinatari dei trattamenti – ha spiegato la Valentini -. La trasformazione ha portato a questa problematica. Oltre a questo, c’è anche l’Articolazione per la tutela della salute mentale che costituisce anche una grave sofferenza per il personale di polizia penitenziaria che, a causa della carenza, è sottoposto a turni molto pesanti. Senza tralasciare il fatto che i detenuti con queste problematiche hanno una maggiore aggressività». Le problematiche delle Atsm sono state ribadite anche dal direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Ast di Ascoli Angelo Barioglio che ha sottolineato quanto siano crescenti le difficoltà di queste strutture. «Qui ad Ascoli ci sono problemi gravi e questo rende difficile poter garantire l’opera terapeutica ai pazienti del carcere dove ci sono molti soggetti con patologie psichiatriche: causa principale l’insufficienza del personale e delle risorse. Purtroppo abbiamo avuto aggressioni sempre più frequenti ad agenti e sanitari. Auspichiamo l’intervento dei ministeri della giustizia e della sanità prima che la situazione degeneri».
L’affondo
A rincarare la dose, il Garante regionale per i diritti della persona: «Le Atsm sono luoghi di criticità, sono posti della non speranza. Anzi, della sofferenza» ha detto Giancarlo Giulianelli che rimarca un altro grave problema che affligge le carceri marchigiane: «C’è ignavia nel sistema penitenziario che soffre di sovraffollamento e non ha un sufficiente numero di agenti e personale sanitario».