Cultura

Nuovo LP per i Deerhoof ad aprile: il singolo “Immigrant Songs” si puo’ ascoltare in anteprima solo su Craiglist

Credit: Satoru Eguchi

A distanza di due anni dall’uscita di “Miracle-Level“, il prossimo 25 aprile, via Joyful Noise Recordings, i Deerhoof pubbliceranno il loro diciannovesimo LP, “Noble And Godlike In Ruin“.

Sebbene i Deerhoof si siano affermati da tempo come uno dei più grandi gruppi rock che abbiano mai calcato la terra – e se pensate che sia un’iperbole, non avete passato abbastanza tempo ad ascoltare i Deerhoof – il quartetto dall’inventiva furiosa pubblica nuovi album con la cadenza di una giovane band ancora affamata del suo primo successo. Ognuno di essi rappresenta una sfida con se stessi, alla scoperta di una combinazione inedita di riff hard-rock caramellati e di stravaganze percussive free-jazz, di ganci pop laterali e di dissonanze spaventose, di commenti sociali taglienti e di umorismo surrealista. Eppure, in qualche modo, sono anche profondamente affidabili, un termine strano ma vero per una band così creativamente irrequieta. Per quanto seguano la propria curiosità e ambizione, non si allontanano mai da un aspetto essenziale della loro identità. Non si sa mai come potrebbe suonare un nuovo album dei Deerhoof, se non che suonerà sempre come Deerhoof.

Sono definiti da questi paradossi, come ribadisce “Noble and Godlike in Ruin”. Il loro ultimo album è sia il ritratto di un mondo che sta scendendo in un odio mostruoso, nella disumanizzazione e nei segni del dollaro, sia un ossessionante autoritratto di una band come mostro: una creatura intelligente, sensibile, ibrida, che canta instancabilmente d’amore, ma sempre più alienata da quel mondo.

La musica è gioiosa e presaga, cibernetica e profondamente umana, allo stesso tempo. Gli archi, che evocano la musica da camera d’avanguardia e le colonne sonore dei film dell’orrore, rimbalzano sulle linee di chitarra e di basso, che continuano a scorrere impermeabili al terrore strisciante. La batteria a volte è filtrata in modo da sembrare quasi elettronica, ma nessun computer potrebbe creare ritmi così funky e dinamici, con ogni minuto di variazione da un colpo di rullante all’altro che trasmette mondi di possibilità. Anche se l’argomento può essere cupo, come potrebbe non esserlo, le canzoni portano con sé una nota implicita di ottimismo sfidante nel loro rifiuto di piegarsi alle convenzioni o alla saggezza popolare. C’è quel famoso verso di Dylan Thomas che parla di rabbia contro la luce che muore: “Noble and Godlike in Ruin” si sente un po’ così.

I Deerhoof sembrano prosperare sul collasso, sia musicale – nei momenti in cui, nel loro ultimo LP, le loro canzoni si schiantano e si rompono, per poi ricomporsi in modo sorprendente e delizioso – sia, se vogliamo, sociale. Gli ultimi 31 anni non sono stati esattamente gentili con gli ideali “indie” degli anni ’90 che hanno alimentato la prima carriera dei Deerhoof, di cui portano ancora con orgoglio la fiaccola. Ma a giudicare dalla ferocia e dallo sperimentalismo del loro prossimo LP, i Deerhoof stanno abbandonando ogni parvenza di saggezza prevalente dell’industria musicale e stanno andando più forte.

A capo di tutto c’è l’inimitabile contralto di Satomi Matsuzaki. Una voce di solitudine, la cui calma schietta può sembrare stranamente fuori dal vortice della band, anche se vi contribuisce con le sue parti di basso frastagliatamente precise. Essendo un’immigrata di prima generazione negli Stati Uniti, non ha mai cercato di mascherare il suo accento giapponese o la sua voce stonata da karaoke. In “Noble and Godlike in Ruin”, il suo senso di rimozione sembra alternativamente un’espressione di solitudine e una fredda provocazione ai sistemi di oppressione e controllo. “Kindness is all I needed from you“, canta nell’epica chiusura dell’album ‘Immigrant Songs’. “Ma tu pensi che siamo in casa tua“. Non molto tempo dopo, la canzone esplode, il suo art-pop serrato lascia il posto a diversi minuti di rumore ululante.

La produzione di “Noble and Godlike in Ruin” è cinematografica, quasi orchestrale, e i musicisti brillano mentre si muovono tra rock, punk, latino, classico, funk e no-wave. È come se la nostra protagonista continuasse a infrangere la quarta parete che gli strumenti dietro di lei si affannano a ricostruire. Accostando l’estroso al rivoluzionario, il bello all’orribile, “Noble and Godlike in Ruin” fornisce una catarsi che libera gli ascoltatori dal mondo disumano in cui siamo costretti a avvolgere le nostre teste imbambolate e afflitte dal dolore.

In altre parole: Sì, suona come i Deerhoof. Questo è semplicemente l’ultimo e il più feroce della loro lunga serie di opere noise-pop mistiche e sovversive, piene di riferimenti letterari e doppi sensi. Finché sulla Terra esisteranno strutture di avidità e di dominio, queste bestie dispettose saranno in giro per sfidarle e per metterci il naso sopra e, forse un giorno, per rovesciarle una volta per tutte. Potete contarci.

Ad anticipare la release ecco il nuovo singolo “Immigrant Songs”, condiviso in esclusiva solo su Craiglists.

Il batterista e cantante Greg Saunier spiega:

abbiamo deciso di presentare in anteprima il singolo principale “Immigrant Songs” sulla simpatica e non nazista piattaforma tecnologica di Craigslist.

Questi i link: Minneapolis, Tucson, Brooklyn, Portland.

“Noble And Godlike In Ruin” Tracklist:
1. Overrated Species Anyhow
2. Sparrow Sparrow
3. Kingtoe
4. Return Of The Return Of The Fire Trick Star
5. A Body Of Mirrors
6. Ha, Ha Ha Ha, Haaa
7. Disobedience
8. Who Do You Root For?
9. Under Rats
10. Immigrant Songs


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