“Non fatemi processare”. Così Lady immunità scappa dalla giustizia – Il Tempo

È il sentimento più forte, più antico, più istintivo. Quello che fa, spesso, perdere di vista il buon senso e la razionalità. Ilaria Salis ha mostrato senza troppi voli di avere una paura fortissima della prossima decisione relativa alla sua immunità da europarlamentare. Tanto da chiedere alla sinistra di snaturare se stessa e trasformarsi da manettara in ultra-garantista. La primula rossa lanciata nell’Olimpo della politica continentale dalla magica coppia del gol di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, ha lanciato un vero e proprio appello in un lungo post sulla sua pagina Facebook ieri pomeriggio. «Esattamente un anno fa- grazie alla solidarietà e al voto di migliaia di persone sinceramente democratiche e antifasciste – tornavo finalmente in Italia, dopo oltre sedici mesi di detenzione preventiva in condizioni disumane e degradanti, inflitta dallo Stato più autoritario d’Europa. Ripensare a quel giorno suscita ancora oggi un potente turbinio di emozioni: gioia, sollievo, gratitudine. Non vi sarò mai abbastanza riconoscente: con il vostro impegno e la vostra passione per la libertà e la giustizia, siete stati voi a rendere possibile quel ritorno, erigendo una vera e propria barricata popolare e democratica contro la volontà di persecuzione di un tiranno connivente con i nuovi fascismi».

E dopo il momento nostalgia, la donna che occupava le case ha iniziato a sparare a zero sull’Ungheria. «Perché quella che Orban e il suo regime illiberale cercavano e cercano non è mai stata vera giustizia, ma bieca vendetta. Da perseguire con ogni mezzo necessario: attraverso processi farsa, condizioni di detenzione degradanti e umilianti, e la peggiore propaganda. Oggi, un anno dopo, la mia libertà – e la vittoria che abbiamo conquistato insieme – è di nuovo sotto attacco, con l’imminente voto sulla revoca della mia immunità richiesta dal regime ungherese». Infine l’invito a starlevicono. «A chi ha camminato al mio fianco e continua a farlo, e a chi ha scelto di unirsi lungo il cammino, va la mia più profonda e sincera gratitudine. Ieri come oggi, dalla parte giusta della storia». Un post che si somma a un’intervista al quotidiano La Stampa, nella quale Salis, ribadisce che «la revoca dell’immunità sarebbe vendetta politica. L’Europa deve decidere se stare dalla parte dello stato di diritto o dalla parte dell’autoritarismo». Non soddisfatta, ha fatto esplicito appello anche a Giorgia Meloni.

«Credo che se parlasse a mio favore ve ne sarebbe un beneficio. Sarebbe bello e importante: sono pur sempre una cittadina italiana. Chiedo la tutela di un diritto, non di una posizione». La stessa Meloni appellata con epiteti assai poco nobili. Si diceva della paura. Il sentimento provato da Salis deriva da una serie di precedenti tutt’altro che positivi per l’esponente di Avs. Basti ricordare come il tedesco Petr Bystron, il lituano Petras Grazulis, la ceca Jana Nagyová e i polacchi Grzegorz Braun, Mariusz Kaminski e Maciej Wasik abbiano tutti visti revocare la propria immunità per decisione dell’assemblea plenaria di Strasburgo.
Prima dell’arrivo in aula, vi sarà il passaggio alla commissione Juri (il 24 giugno), dove, il relatore della pratica, lo spagnolo Adrián Vázquez Lázara (Ppe), ha annunciato che chiederà la revoca dell’immunità, in quanto non sussistono gli «estremi» per «proteggere» l’eurodeputata. Anche e soprattutto perché il presunto reato che le viene contestato risale aun periodo antecedente al suo mandato a Bruxelles. E così Ilaria Salis dovrà appellarsi a quella sinistra manettara ed ipocrita, che ha preteso la forca, solo per citare l’ultimo caso, per l’ex governatore della Liguria, Giovanni Toti.
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