Nitro: «Due lavori e non riescono a vivere, per questo molti ragazzi lasciano l’Italia. Dovremmo investire di più sulla cultura, abbiamo il patrimonio artistico più grande del mondo»
Chi emigra, spesso, non lo fa solo per i soldi. Lei stesso hai detto che se riflette sul termine «arricchirsi» non pensa al denaro. Qual è l’immagine che le viene in mente?
«Penso a sapere le cose e all’amore. La cultura, informarsi, il sapere, la consapevolezza, viaggiare e l’amore sono il senso della parola arricchirsi».
Ha fatto un mea culpa da parte della categoria dicendo che è anche colpa dei rapper se si è plasmata una generazione che crede che solo accumulando ricchezza potrà raggiungere la felicità. Crede che esista una sorta di dovere morale da parte degli artisti di tramandare certi messaggi?
«No, a me basterebbe che ognuno rimanesse nel suo senza pensare che quello che pensa sia assoluta verità. Se tu sei felice facendo soldi non è detto che anche per gli altri sia così. Sono stato più felice in momenti in cui non avevo soldi rispetto ad altri in cui ne avevo tanti. I soldi aiutano, tutte le cadute, senza soldi, fanno sempre più male, avere denaro è come avere una ginocchiera. Però non è quella la base: se non sei felice con te stesso e non sai accettarti e poi arrivi ad avere i soldi e ti accorgi che le cose non cambiano, che fai?».
Ha detto, però, che se fosse un emergente oggi non si butterebbe più sul rap ma sul Metal, perché?
«Perché io rappresento i reietti, i ribelli e all’epoca quelli come me facevano rap. Adesso il rap è la musica più popolare quindi, oggi, quelli che vorrebbero fare i rapper, a scuola, mi starebbero sul cazzo. Come quelli che facevano i DJ House quando io ero piccolo».
Per lei la parola cringe è una gabbia: i giovani ora hanno troppa paura di fare figuracce e questo frena la loro creatività e anche le loro potenziali vittorie: si ricorda dei momenti che oggi verrebbero definiti cringe che rivendica perché le hanno portato successi o risvolti inaspettati e belli?
«Beh… io vestito da donna, sono contento di aver fatto quella cosa, mi strappa sempre un sorriso. Apprezzo quando un artista serio ogni tanto gioca: l’autoironia è una forma d’intelligenza altissima e ce ne vorrebbe di più per tutti».
Un altro malessere odierno è legato anche all’aumento dei disturbi alimentari e della dismorfofobia, ha accennato di aver avuto a che fare con entrambi…
«Sì, non considero quelle cose come maledizioni o mostri da sconfiggere, sono come cicatrici che devi mostrare e non cancellare. Non mi piace superare una fase e far finta che non mi appartenga più, anche quella mi ha reso quello che sono oggi».
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