Netanyahu: ‘Senza appoggio USA non avremmo attaccato Iran, raid pianificato da novembre’
Non ci sarebbe stato alcun attacco all’Iran senza il sostegno degli Stati Uniti. Quella sul reale coinvolgimento dell’America nell’attacco israeliano all’Iran è la domanda che gli osservatori di tutto il mondo si sono fatti nelle ore immediatamente successive ai raid. E a fornire loro una risposta è direttamente il primo ministro, Benjamin Netanyahu, che parla per la prima volta in video dopo la nuova offensiva contro il principale rivale dell’area: “Speravo che gli Stati Uniti non si opponessero all’attacco contro l’Iran, ma non avevamo scelta – ha affermato – Senza il loro appoggio forse non avremmo lanciato l’attacco, ma l’alternativa era che saremmo morti tutti”. E ha poi precisato che Washington era stata informata preventivamente del raid lasciando nelle mani del presidente Donald Trump ogni futura decisione: “Da questo momento in poi, spetta a lui decidere come proseguire”.
Molto dipenderà da come il regime degli ayatollah deciderà di rispondere all’ultimo attacco al cuore del Paese, con almeno 78 persone morte e oltre 300 ferite, con vertici militari uccisi e siti per l’arricchimento e lo stoccaggio dell’uranio presi di mira. Da Tel Aviv, però, Netanyahu motiva questo atto che fa impennare di nuovo la tensione in Medio Oriente come una mossa che non poteva non essere presa per il bene del suo Paese, sostenendo che fosse necessario fermare il programma nucleare iraniano che a suo dire minacciava l’esistenza stessa dello Stato israeliano. Ha inoltre sottolineato di aver cercato attivamente il sostegno americano: “Quella responsabilità era mia e del ministro per gli Affari strategici Ron Dermer. Abbiamo avuto lunghi colloqui con loro”.
Come era intuibile dalla complessità dell’operazione e la precisione con la quale sono stati presi di mira strutture e soggetti di alto rango finiti nella blacklist d’Israele, quella di venerdì è un’operazione preparata per molti mesi, dal novembre 2024, poco dopo l’uccisione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Questo perché, spiega, dopo quell’uccisione l’Iran avrebbe accelerato i tempi per la creazione della propria bomba atomica, preoccupato per lo sgretolamento del cosiddetto Asse della resistenza. Un altro particolare rivelato dal primo ministro: l’attacco sarebbe dovuto avvenire alla fine di aprile, ma “per varie ragioni” non specificate non è stato possibile procedere. Una possibile causa del rinvio, non citata direttamente, potrebbe essere stato l’annuncio del presidente americano Donald Trump sull’avvio di negoziati diretti con Teheran sul dossier nucleare. L’attacco è stato infine lanciato questa mattina, ha detto Netanyahu, senza chiarire i motivi della nuova data. Non sembra però essere un caso il fatto che poche ore prima sempre Trump avesse manifestato pessimismo per il raggiungimento di un’intesa con Teheran.
È a quel punto che, conclude netanyahu, l’operazione ha potuto prendere il via, dato che, sostiene, dopo i raid israeliani contro il programma missilistico iraniano dello scorso anno Teheran ha avviato la produzione di 300 missili balistici al mese: “Abbiamo deciso che non potevamo più aspettare. Siamo a mezzanotte”, ha dichiarato.
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