Toscana

Nel silenzio si ascolta l’invisibile. E da lì nasce il cinema dell’anima.















C’è un cinema che non urla, ma sussurra. Che non intrattiene, ma risveglia. Che non cerca l’applauso, ma l’ascolto profondo. È il cinema di Fernando Maraghini ed Erica Pacileo, autori visionari che tornano dietro la macchina da presa con un progetto coraggioso e spirituale: un film dedicato alla Società Teosofica Italiana, ai suoi principi universali, alla ricerca del senso più autentico dell’essere.


A oltre un secolo dalla fondazione della prima Loggia Teosofica a Roma, il loro nuovo lavoro non si limita a ricostruire una storia, ma ne coglie il battito invisibile: quello della coscienza come via evolutiva, della fratellanza come fondamento, della conoscenza interiore come faro in tempi di oscurità.


Li abbiamo incontrati per farci raccontare questo viaggio tra spiritualità, arte e impegno umano. Un film, ma soprattutto una domanda che ci riguarda tutti: che cosa significa oggi vivere con consapevolezza, oltre le apparenze, oltre i confini?


A voi un’intervista profonda, emozionante e coinvolgente. 


Fernando, Erica, dopo diversi lavori acclamati, tornate al cinema con un film davvero unico: la storia della Società Teosofica Italiana. Com’è nata questa idea?


Erica Pacileo: Tutto è iniziato con una domanda silenziosa, nel giugno 2024: “Come si racconta una storia che non è solo storica, ma anche spirituale, filosofica, profonda?”. Il cinema, per noi, non è mai solo un mezzo narrativo, ma un’esperienza di risonanza interiore. E la Teosofia – con il suo invito al risveglio della coscienza e alla fratellanza universale – ha subito acceso quella scintilla.


Fernando Maraghini: Ci siamo trovati davanti a un materiale immenso, stratificato nel tempo e nello spirito. La Società Teosofica Italiana nasce nel 1902, ma le sue radici affondano nel 1875, quando Blavatsky e Olcott la fondano a New York. È un racconto che tocca l’India, l’Europa, l’anima dell’uomo. E l’Italia, con la sua prima loggia teosofica, è parte integrante di questo cammino.


Qual è stata la sfida più grande nella realizzazione di questo film?


Erica Pacileo: Capire da dove osservare. Non volevamo realizzare un documentario cronologico, né una narrazione didattica. Abbiamo ascoltato tante voci – teosofi italiani e stranieri – lasciando che le loro parole ci guidassero. È emerso un fiume silenzioso di intuizioni, immagini, emozioni. Da lì abbiamo iniziato a camminare.


Fernando Maraghini: La vera sfida è stata restituire allo spettatore l’esperienza vibrante della Teosofia: un pensiero vivo, non un’ideologia. Qualcosa che nasce dal cuore e torna al cuore. Ecco perché il nostro film segue una struttura poetica e simbolica, non accademica.


Qual è il messaggio che desiderate lasciare con questo film?


Erica Pacileo: Che la Teosofia non è un’idea del passato, ma una chiave attuale per attraversare questa epoca di grande smarrimento etico e spirituale. Il film vuole ricordare che ogni essere umano ha dentro di sé il seme della coscienza, e può farne il fondamento di una vita dedicata al bene, alla bellezza, alla verità.


Fernando Maraghini: Viviamo tempi segnati da individualismo e paura. La Teosofia ci riporta all’unità, alla Fratellanza Universale senza distinzioni. Ci insegna che siamo parte di un grande progetto evolutivo. E che possiamo – anzi dobbiamo – viverlo con consapevolezza e amore.


Qual è stato il punto di svolta creativo nella lavorazione?


Erica Pacileo: Il momento in cui ci siamo ferm⟮ti ad ascoltare. Invece di forzare la narrazione, ci siamo messi in ascolto delle testimonianze, degli scritti, degli sguardi. È lì che il film ha iniziato a “parlare da solo”, a chiederci cosa voleva diventare. E abbiamo seguito il flusso.


Fernando Maraghini: Un film spirituale non si costruisce con le strutture del cinema tradizionale. Si affida a simboli, a pause, a ritmi interiori. Abbiamo dovuto lasciare andare molto di ciò che sapevamo, per far spazio a ciò che non si vede ma si sente.


Cosa vi ha colpito maggiormente dei personaggi che hanno aderito alla Società Teosofica nel tempo?


Erica Pacileo: La diversità e la profondità. Tra loro ci sono scienziati, artisti, pedagogisti, psicoanalisti, uomini e donne di pensiero. Ognuno ha portato qualcosa di unico, ma tutti erano mossi da un ideale comune: conoscere sé stessi per servire l’umanità.


Fernando Maraghini: La Teosofia ha attratto spiriti liberi. Persone che cercavano risposte al di là delle religioni dogmatiche, dei confini, delle etichette. È questa forza inclusiva che ci ha affascinati: la capacità di abbracciare tutte le tradizioni per cercare l’essenza.


Quali sono i tre principi teosofici che sentite più vicini al vostro percorso umano e artistico?


Erica Pacileo: Senza dubbio: Fratellanza universale, come fondamento dell’essere. Studio comparato delle religioni e delle scienze, come via per superare l’ignoranza. Investigazione delle leggi invisibili, perché il visibile non basta mai a spiegare il senso delle cose.


Fernando Maraghini: Sottoscrivo ogni parola. E aggiungo che questi principi non sono utopie astratte: sono pratiche quotidiane di consapevolezza, ascolto e azione.


Il film è destinato solo a chi conosce la Teosofia o può essere una porta aperta anche per i neofiti?


Fernando Maraghini: È pensato come una soglia. Chi già conosce la Teosofia troverà tante risonanze, ma chi non ne ha mai sentito parlare potrà attraversarla come un viaggio interiore. Non c’è nulla di elitario: il film parla al cuore, e il cuore non ha bisogno di titoli per comprendere.


Erica Pacileo: Abbiamo voluto creare un film accessibile e profondo, dove le immagini, la musica e la narrazione accompagnano dolcemente lo spettatore. Anche chi non sa nulla di Blavatsky o di Olcott potrà sentire l’eco di qualcosa che lo riguarda da vicino.


Quando e dove potremo vedere questo film?


Fernando Maraghini: debutteremo per la prima venerdì 13 giugno. L’anteprima sarà in alcune città italiane simboliche per la storia teosofica. Poi seguiranno le proiezioni nei circuiti culturali, festival spirituali e cineforum.


Erica Pacileo: Ci piacerebbe che il film fosse anche un momento di dialogo, per questo lo accompagneremo con incontri, meditazioni, momenti di condivisione. Perché il cinema, se è vivo, diventa comunità.


Se doveste riassumere il film in una sola frase?


Erica Pacileo: “Un film per risvegliare il cuore e ricordare chi siamo”.


Fernando Maraghini: “Ovunque ci sia coscienza, c’è un cammino possibile”.


In un tempo che sembra aver smarrito il filo dell’essenziale, il film di Fernando Maraghini ed Erica Pacileo arriva come un invito gentile ma potente: tornare al cuore, riscoprire la coscienza, rimettere l’anima al centro del nostro agire.


La Teosofia, in questa narrazione visiva e simbolica, non è più solo una dottrina o un’eredità storica: diventa un gesto vivo, una pratica di ascolto, un linguaggio universale che parla di unità, evoluzione, servizio, bellezza.


E mentre le immagini scorrono, come un flusso che attraversa tempi e mondi, resta una certezza silenziosa: non c’è progresso, né conoscenza, né vera arte, senza coscienza. Perché – come scriveva H.P. Blavatsky – “Ogni cosa nell’universo – e in tutti i suoi regni – ha coscienza”. Sta a noi decidere se accoglierla… o ignorarla.























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