nel mirino le sorelle che denunciarono
FANO Le sorelle che denunciarono tutto. Ieri davanti al giudice per l’udienza preliminare il caso di stalking aziendale nei confronti di due dirigenti dell’azienda Fattorie Marchigiane. Per la procura i due avrebbero messo in atto condotte volte a ottenere «un annichilimento della capacità di protestare».
Il blitz del Nas
Il caso è esploso lo scorso aprile, con il nucleo antisofisticazioni dei carabinieri che ha sequestrato circa 90 tonnellate di latte e 110 tonnellate di prodotti lattiero caseari, oltre che circa 2,5 tonnellate di sostanze sofisticanti (soda caustica). I controlli furono allo stabilimento di Fattorie Marchigiane (controllata dal gruppo Cooperlat) a Montemaggiore al Metauro e a Jesi. Le indagini della procura della Repubblica di Pesaro sono a carico di 9 persone e 3 società. I reati contestati a vario titolo sono frode in commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, commercio di sostanze alimentari nocive, falsità materiale.
Le dipendenti “ribelli” Sonia e Francesca Gori 50 e 47 anni avevano denunciato tutto a settembre 2022. Parlarono di «cagliata scaduta da mesi e poi usata per la produzione delle mozzarelle, resi di formaggi che venivano riaperti, puliti dalla muffa, riconfezionati e messi di nuovo in commercio. E trappole per topi sopra i formaggi». Le due sorelle avevano denunciato la situazione che poi ha portato a una prima ispezione. Ma al tempo stesso hanno denunciato il mobbing aziendale subito.
Il confezionamento
Davanti al gup, per la richiesta di rinvio a giudizio, ci sono i due dirigenti Bernardo Pittalis e Andrea Peroni perché in concorso tra loro secondo l’accusa avrebbero vessato le due sorelle in ambito lavorativo. Francesca, assunta con un contratto di agricoltura a chiamata sarebbe stata demansionata e adibita alla pulizia della fossa. Per lei anche la riduzione degli orari di lavoro a seguito di alcune lamentele espresse riguardo al cattivo stato di conservazione di alcuni prodotti al cui confezionamento lei stessa era addetta. Sarebbe anche stata accusata di aver rubato dell’acqua dalle cisterne. Le poche ore di lavoro avevano portato a una difficoltà economica e a uno stato di ansia.
Anche la sorella Sonia si era lamentata della scarsa cura nelle lavorazioni e sarebbe stata quindi demansionata ingiustificatamente nonostante la trentennale esperienza, fino all’esclusione dai turni lavorativi con conseguente riduzione di paga e disagio economico.
In seguito l’esposto
Per l’accusa condotte ritorsive per le lamentele delle dipendenti che avrebbero dovuto limitarsi a eseguire le direttive senza opporsi. Le sorelle in seguito contattarono l’avvocato Michele D’Accardi per presentare l’esposto condito di foto e video consegnati agli inquirenti. Il legale chiederà 100mila euro di risarcimento per ciascuna. L’udienza è stata rinviata a settembre.