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Nadal sta dalla parte di Sinner: “Jannik è innocente, ha accettato la sanzione e il caso è chiuso”

Rafa Nadal si schiera dalla parte di Jannik Sinner. Mentre il numero uno del mondo conta i giorni che lo separano dal ritorno in campo, l’ex campione spagnolo irrobustisce la schiera di chi assolve l’altoatesino sulla vicenda della sospensione di tre mesi per il caso Clostebol. “Alla fine, se non sbaglio, ne è uscito da innocente”, ha detto Nadal di Sinner in una lunga intervista al Telegraph. “Indubbiamente, non è stata una vicenda positiva per il nostro sport. Ma a volte queste cose succedono, gli incidenti possono accadere, ed è così che la vedo perché credo in Jannik. Sono convinto da come lo conosco che non ha mai cercato di barare o ottenere un vantaggio rispetto agli altri. Sono sicuro che Jannik è una persona moralmente innocente”, ha spiegato Nadal, 22 Slam vinti in carriera.

I sospetti di Serena Williams

Sinner è stato sospeso tre mesi dalla Wada e tornerà in campo a maggio agli Internazionali d’Italia. L’accordo tra l’azzurro e l’agenzia mondiale antidoping ha fatto discutere non poco creando, anche tra i tennisti, due partiti. C’è chi ha preso le difese del 23enne altoatesino e chi invece ha adombrato dubbi. Come l’ex numero uno del mondo del tennis femminile Serena Williams che nei giorni scorsi, pur riconoscendo che “il tennis maschile ha bisogno di Sinner”, ha spiegato che se la vicenda Clostebol fosse capitate a lei “avrei avuto 20 anni e mi avrebbero tolto i titoli dello Slam”.

Nadal e i protocolli

Diverso il pensiero di Nadal: “Esistono protocolli che tutti abbiamo seguito nel corso delle nostre carriere – ha detto il 38enne maiorchino, che ha lasciato il tennis lo scorso anno -. In questo caso, le autorità hanno tutte le informazioni, non quelle che abbiamo noi, che possono essere limitate e molte volte soggettive. Io credo nella sentenza. Jannik ha accettato questi tre mesi di sanzione, caso chiuso”. E ancora: “Dopo, se non ci piace come funzionano i protocolli, allora evidentemente le persone coinvolte devono lavorare per migliorarli. Ma non mi piace parlare male del nostro sport. Alla fine, quei protocolli sono quelli che tutti abbiamo accettato e firmato”.


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