Mossad, azione sul campo. Decapitati gli ayatollah

Verrà ricordata come la notte che ha cambiato il Medio Oriente, e a detta degli analisti internazionali, l’operazione d’Israele è stata «semplicemente perfetta». Sui blog militari qualcuno rievoca lo spirito di Golda Meir e di Moshe Dayan, altri parlano di qualcosa di simile all’operazione «Ira di Dio», quella nella quale una squadra segreta dei servizi segreti venne incaricata di colpire tutti i responsabili, diretti e indiretti, della strage alle Olimpiadi di Monaco del 1972.
Suggestioni più o meno giustificabili che hanno accompagnato «Leone che sorge», iniziata alle 3 del mattino con un coordinamento militare che ha dell’incredibile. Duecento caccia israeliani F-35 e F-16 hanno attraversato lo spazio aereo di tre Paesi per raggiungere gli obiettivi iraniani, colpendo simultaneamente otto siti strategici. L’intelligence americana aveva previsto questo scenario, ma la portata dell’attacco ha superato ogni previsione. Il massiccio raid notturno, il primo di una serie che stando alle parole di Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele, durerà almeno per 15 giorni, ha tagliato chirurgicamente le teste dell’idra islamica: dal capo delle Guardie Rivoluzionarie a quello dell’esercito, dall’ingegnere nucleare al balistico, tutta la catena di comando degli Ayatollah è stata liquidata.
I target principali hanno
incluso anche il sito di Natanz, cuore dell’arricchimento dell’uranio a scopi militari, già colpito in passato dal virus informatico Stuxnet (sempre a opera di Israele), e la base militare segreta di Parchin, alle porte di Teheran. Tra le vittime confermate dai media di stato iraniani ci sono Hossein Salami, comandante in capo dei Pasdaran, Mohammad Bagheri, capo di stato maggiore delle forze armate, e almeno due scienziati nucleari di primo piano: Mohammad Mehdi Tehranchi e Fereydoun Abbasi.
È importante sottolineare che l’intelligence iraniana aveva ricevuto avvertimenti dal Bayna al-Khidmati Mukhabarat, l’agenzia degli 007 militari del Pakistan, sulla possibilità dell’attacco, ma evidentemente la preparazione difensiva non è stata all’altezza della situazione. La velocità e la coordinazione dei raid israeliani hanno colto di sorpresa anche i sistemi S-300 russi che proteggevano alcuni siti strategici.
Com’era prevedibile un ruolo importante è stato giocato dal Mossad. Molto prima che Israele lanciasse i suoi missili, gli agenti agli ordini di David Barnea avevano introdotto clandestinamente in Iran droni esplosivi e altre armi teleguidate. Mentre l’attacco era in corso, le risorse del Mossad a terra hanno utilizzato velivoli senza pilota e altre armi per attaccare il sistema di difesa aerea e i lanciatori di missili
balistici di Teheran, contribuendo ad aprire la strada agli aerei da guerra e attutire la risposta avversaria. La maggior parte dei comandanti dell’aeronautica militare iraniana del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica è stata uccisa in un singolo attacco. Il Mossad ha accertato che il gruppo si stava riunendo in un bunker sotterraneo per preparare un attacco a Israele. I caccia sono andati quindi a colpo sicuro.
Netanyahu aveva una certa fretta di lanciare i dati. Lunedì alcuni notiziari mediorientali avevano cominciato a far circolare la notizia che l’Iran fosse riuscito a ottenere una vasta raccolta di documenti di intelligence sensibili, in quella che veniva descritta come una delle più gravi violazioni della sicurezza nella storia israeliana. I dossier in teoria sottratti contenevano informazioni relative al programma nucleare, alle infrastrutture militari e ai piani strategici per la regione.
Tuttavia in serata il premier israeliano ha fornito ulteriori dettagli sull’operazione in corso rivelando che «Leone che Sorge» era stata messa a punto già sei mesi fa, in seguito all’assassinio del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, e ritardata per motivi operativi.
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