Morto Sauro Borelli, addio al critico cinematografico
Critico cinematografico e firma de l’Unità, è morto a Milano Sauro Borelli. Nato nel 1933 a Motteggiana, nella Bassa del Po, è stato un noto giornalista culturale che ha rappresentato l’Italia in numerose giurie internazionali (Festival di Berlino, Taormina, Saint Vincent). Cresciuto a Suzzara (Mantova), è arrivato a Milano nel 1956 per lavorare come correttore di bozze nella redazione milanese de l’Unità: qui la sua passione “straripante” per il cinema gli ha permesso di farsi notare dal critico Ugo Casiraghi che decise di metterlo alla prova. Fu l’inizio di una lunga carriera che lo portò a diventare caposervizio Spettacoli del quotidiano e poi inviato culturale. Dal 1991 si è dedicato in modo continuativo alla critica cinematografica e nel 1995 ha ricevuto il “Premio Meccoli – Scrivere di Cinema” come miglior critico italiano. E’ stato anche direttore del giornale della Mostra del Cinema di Venezia.
La sua è stata una vita segnata dall’amore per il grande schermo e il racconto. “Fin da piccolo”, racconta la nipote Adelmina Dall’Acqua, “passava i pomeriggi al cinema, dondolandosi sulle sedie”. I primi articoli, poi, li ha letti nel luogo dove poteva trovare i quotidiani e, soprattutto, le pagine culturali: dal barbiere. “Lui si raggomitolava nell’angolo più scuro della sala d’attesa, dove c’erano giornali e riviste. E passava il pomeriggio a leggere. Per quella passione, trascurava perfino la scuola. Poi ha finalmente incontrato un professore che l’ha capito e che soprassedeva sui risultati perché lo premiava per la cultura cinematografica”. Sempre molto legato alla sua terra d’origine, da giornalista seguì le riprese del celebre film “Novecento” di Bernardo Bertolucci. “Raccontava che un giorno si presentò per intervistare Gérard Depardieu e quando entrò in una stalla neanche lo riconobbe da tanto si era immedesimato nella parte del contadino. Diceva sempre che fu un set cinematografico epico”.
Profondo conoscitore e amico del regista Cesare Zavattini, nato nella vicina Luzzara, condivideva con lui le origini della pianura. “Ricordo di una sera insieme allo zio Sauro e a mio fratello con Zavattini che ci invitò a casa per una chiacchiera e si divertì a fare a loro due le domande alternate. Come se fosse lui il giornalista”. Borelli, conclude Dall’Acqua, “era un uomo molto affascinante. Sempre elegantissimo. Di poche parole, ma di grande cuore. Anche perché la sua vita fu segnata da un tragico evento: la sera della Liberazione, il 23 aprile 1945, la casa della famiglia venne bombardata. Lui era solo un ragazzino e riuscì a scappare: una volta fuori sentì piangere un nipotino che aveva poco più di un anno. Rientrò e riuscì a salvarlo. È stato un episodio che lo ha segnato per sempre”.
Borelli è stato un osservatore attento e un narratore del mondo del cinema in Italia e non solo: i suoi articoli sono comparsi in numerose riviste specializzate ed è stato autore di libri sul cinema sovietico (sua una monografia dedicata a Nikita Mikhalkov), ungherese e sul neorealismo. Nel 2019, ha deciso di regalare più di 1400 volumi dedicati alla storia del cinema alla Fondazione Cineteca Italiana, consultabili nella Biblioteca di Morando a Milano. Chi li sfoglia, può imbattersi nei suoi appunti segnati a margine, ritagli di giornale e dediche personali. E respirare un po’ della vita e dell’esperienza del critico cinematografico Sauro Borelli.
Source link