Piemonte

Morì per un errore del 118, vinta causa civile per quasi un milione di euro


Fu sedato (come in un Tso) contro la sua volontà dal personale del 118. Gli venne somministrata una dose troppo elevata di tranquillante tale da indurgli quasi un’anestesia generale. Il medico e l’infermiere non protessero le vie aeree (non lo intubarono) e questo fece sì che durante il tragitto tra la propria casa a Collegno e l’ospedale di Rivoli, complice anche il fatto che veniva posto sulla barella dell’ambulanza in posizione supina e non di sicurezza (sul lato), ingurgitasse il proprio vomito, soffocandosi.

I fatti risalgono alla notte del 25 ottobre 2019 quando Giovanni Luigi Fresia, dopo una normale giornata di lavoro (di professione messo comunale a Collegno), e che era da tempo in cura per un disturbo della personalità, aveva detto alla moglie di sentirsi male chiedendole di contattare il 118.

Per gli avvocati dello studio legale Ambrosio & Commodo (Renato Ambrosio, Ludovica Ambrosio, Riccardo Catalano) che hanno vinto la causa civile è “un secondo caso Andrea Soldi”, il giovane torinese affetto da schizofrenia, morto soffocato a faccia in giù su una barella in conseguenza di procedure improprie adottate nel corso del Tso. In questo caso non si trattava di un trattamento sanitario obbligatorio. Il personale del 118, per lo stato di agitazione in cui trovava Fresia, lo sedò contro la sua volontà. L’uomo privo di sensi, faceva ingresso all’ospedale di Rivoli in arresto cardiocircolatorio da soffocamento meccanico dovuto al proprio vomito dove morì qualche ora dopo a 59 anni lasciando una moglie e due figlie.

La famiglia si è rivolta agli avvocati per cercare di indagare le cause e le responsabilità sulla morte di Fresia. Ed è stata avviata la causa civile nei confronti di Città della Salute da cui dipendeva il servizio di emergenza 118. L’azienda si costituiva negando la sussistenza di ogni tipo di responsabilità. Ma dagli accertamenti è emerso il nesso di causa tra la condotta degli operatori del 118 e la morte di Fresia così concludendo “si è verificato un episodio di vomito in soggetto incosciente dopo incongrua somministrazione di farmaci, posto in posizione sdraiata tale per cui si è realizzato un ab ingestis con conseguente soffocamento”. I consulenti tecnici della famiglia Fresia sono stati Roberto Testi e Michele Grio.

Ai familiari è stato riconosciuto un risarcimento di quasi un milione di euro. “Dispiace prendere atto come in responsabilità medica – dice l’avvocato Renato Ambrosio – seppure in ambito civilistico, si debba attendere una sentenza per ottenere un corretto risarcimento a favore del cittadino che si era affidato con fiducia all’ente pubblico e che la gestione di quest’ultimo sia in carico ad una assicurazione francese portatrice esclusivamente dei propri interessi di carattere economico”. Il procedimento penale è stato invece archiviato dalla procura. Neanche la famiglia Soldi ha avuto “piena giustizia” su quel fronte. I tre vigili urbani e lo psichiatra accusati di aver ucciso Andrea sono stati condannati a 18 mesi in Cassazione.

Per l’avvocato Riccardo Catalano “sono tante, troppe, le persone che nel nostro paese sono andate incontro alla morte a seguito di un trattamento sanitario. Nel caso in questione si è a lungo dibattuto sull’effettiva necessità della sedazione del paziente e della necessità stessa del trattamento sanitario. Il tribunale di Torino ha ritenuto corretta la scelta degli operatori di agire con un mezzo di contenzione farmacologica ma ha accertato altresì una somministrazione errata per dosaggi e scelta dei farmaci nonché l’omessa predisposizione di idonee cautele atte ad evitare il soffocamento”.

L’avvocata Ludovica Ambrosio ha aggiunto che “la moglie e le figlie di Fresia non hanno mai smesso di chiedere che venisse accertata la verità su quanto accaduto quella notte, senza alcun intento vendicativo, ricercando unicamente il riconoscimento del torto subito dal loro congiunto con una condanna significativa morale, che oggi hanno ottenuto”. La moglie di Fresia ha inviato un messaggio ai legali: “Voi siete stati la voce di mio marito e il grido del nostro dolore”.


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