Molestie verbali, l’esperimento che fa provare ai ragazzi le sensazioni delle donne che subiscono catcalling
Quello che è stato dedotto dallo studio fin qui esposto – e la sua possibilità di applicazione in ambito educativo – viene sperimentato in qualche modo con successo, da un’artista della stand up comedy ad ogni suo spettacolo: «Quando scrivo i miei sketch, parto da un principio semplice: capovolgo i ruoli senza cambiare le parole. Faccio dire alle mie protagoniste femminili esattamente ciò che nella realtà dicono gli uomini. È lì che scatta il cortocircuito: il pubblico si riconosce, ma allo stesso tempo si sente a disagio». Lei è Maura Bloom Comedy: creator, comica, doppiatrice e pubblicitaria.
Nei suoi spettacoli, infatti, a fischiare, a fare apprezzamenti, gesti scurrili, a gridare principesso oppure bambolotto sono i suoi personaggi femminili nei confronti di maschi ignari.
«Mi interessa mostrare quanto quelle stesse frasi, che spesso vengono giustificate come complimenti, diventino improvvisamente violente, fuori luogo e persino ridicole se pronunciate da una donna verso un uomo», spiega Maura che aggiunge: «È un ribaltamento che non vuole umiliare, ma rendere visibile il non detto: quel sottile senso di possesso e superiorità che c’è dietro certi comportamenti. In fondo, la satira serve a questo: a far vedere da fuori quanto sia assurdo ciò che, da dentro, ci sembra normale».
Ecco perché gli uomini sono invogliati a riflettere (non tutti purtroppo)
Molti degli uomini che fischiano, dicono frasi ammiccanti o allusive nei confronti di ragazze o donne sconosciute e lo fanno perché considerano il loro comportamento come un modo di complimentarsi con la bellezza femminile. In realtà questo atteggiamento maschile così frequente e radicato è una vera e propria molestia. «Dopo gli spettacoli, alcuni uomini (sempre più presenti) mi avvicinano con un misto di imbarazzo e curiosità. Mi dicono: Mi sono sentito a disagio, ma ho capito che effetto fa. Uno, una volta, mi ha detto: Lo so che il tuo spettacolo è comico, ma per me è stato una pugnalata allo stomaco. Quello per me è il senso del mio lavoro: non farli sentire in colpa, ma farli sentire. È diverso. Quando vivi sulla tua pelle una situazione, anche solo per gioco o per satira, la capisci davvero. Non con la testa, ma col corpo».
Sui canali social di Maura, gli uomini riflettono alla luce dei suoi reel sul fatto che il catcalling è una molestia non piacevole da subire. Alcuni però la odiano nel senso più letterale del termine, come lei stessa racconta: «Ricevo spesso attacchi da uomini che non reggono il ribaltamento e forse anche che non reggono l’immagine di una donna felice, di successo, non sottomessa. Mi offendono sul piano artistico e fisico, ho anche ricevuto vere e proprie minacce».
«Molti dicono che io odio gli uomini, ma è un modo per spostare il discorso dal contenuto all’attacco personale, per non doversi confrontare con ciò che li mette a disagio. È una reazione di difesa, non un argomento. In realtà, quello che li fa dvvero arrabbiare non sono io, è il vedersi allo specchio. Hanno difficoltà a guardarsi dalla loro posizione privilegiata di uomini nati e cresciuti in un mondo pensato da uomini per uomini. Non riescono a reggere l’immagine che mostro: significherebbe dover rinunciare a quei privilegi che considerano naturali».




