Scienza e tecnologia

mina la visione creativa dei giochi

La censura è un tema molto dibattuto in ambito videoludico, con compagnie che sempre più spesso decidono di rivisitare alcuni aspetti dei lori giochi per poi riproporli in versioni edulcorate. Non è stato questo il caso di Lollipop Chainsaw RePOP, uscito privo di censure sotto precisa volontà di Dragami Games e degli autori originali.

A parlare dell’argomento è stato Yoshimi Yasuda, designer di Lollipop Chainsaw che in un lungo post pubblicato su X ha dato la sua opinione in merito. Secondo Yasuda, la censura finisce inevitabilmente per compromettere la visione creativa di un lavoro artistico, ed è per questo che andrebbe evitata a tutti i costi.

Mi sono impegnato a ricreare RePOP fedelmente e senza censure. Non si trattava solo di soddisfare le aspettative dei giocatori, ma anche di riflettere la nostra visione creativa come team di sviluppo originale. Fin dall’inizio, abbiamo puntato a creare un gioco d’azione incentrato su una protagonista femminile forte e a rendere l’eroina, Juliet, un personaggio amato in tutto il mondo”, spiega innanzitutto il designer.

“Per raggiungere questo obiettivo, ho riversato la mia passione in ogni aspetto del suo personaggio: le sue espressioni facciali, le sue acrobazie in tenuta da cheerleader, i suoi gesti giocosi, gli effetti arcobaleno quando sconfigge gli zombie e il suo affascinante cosplay. Credo che tutti questi elementi siano componenti essenziali che hanno reso Lollipop Chainsaw un gioco d’azione davvero unico nel suo genere, amato dai fan”, ha quindi continuato.

“Pertanto, censurare uno qualsiasi di questi elementi danneggerebbe il cuore stesso del lavoro che ci siamo prefissati di creare, e questo è qualcosa che non potrò mai accettare. Il motivo per cui ho continuato a impegnarmi a mantenere il gioco senza censure fino alla fine è perché noi, il team originale, avevamo una visione chiara per questo lavoro”.

Contro la censura si è dichiarato anche il papà di Resident Evil, Shinji Mikami, che ritene “assurdo” che i contenuti videoludici vengano modificati e rimossi da “gente che non gioca” e che rovina il divertimento a chi vuole godersi i giochi nella loro forma originale.


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