Maxi inchiesta, l’editore di Primocanale Rossi chiederà la messa alla prova: svolgerà lavori di pubblica utilità
Genova. Si avvia verso la conclusione il filone bis della maxi inchiesta sulla corruzione che ha visto chiudersi la parte principale con i patteggiamenti a dicembre dell’ex governatore Giovanni Toti, di Aldo Spinelli e di Paolo Signorini. Toti sta svolgendo oggi i lavori socialmente utili presso la Lilt, mentre Signorini ha già presentato la richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali davanti al tribunale di sorveglianza. Lo stesso dovrà fare entro qualche settimana anche Aldo Spinelli il cui ricorso in Cassazione è stato respinto.
Dalla prima tranche dell’inchiesta erano rimasti fuori coloro che sono sempre stati indagati a piede libero o che si sono visti revocare le misure cautelari prima della richiesta di giudizio immediato. E’ il caso di Francesco Moncada, ex manager di Esselunga e dell’imprenditore Alberto Amico, entrambi accusati di corruzione. Tutti e due, tramite i loro avvocati (l’ex ministra Paola Severino per Moncada e l’avvocato Giuseppe Sciacchitano per Amico) si stanno confrontando con i pm per arrivare a una proposta condivisa di patteggiamento. Con loro anche l’ex presidente di Ente Bacini Maurizio Vianello sembra deciso per la stessa scelta. Le pene non sono ancora state quantificate ma saranno certamente molto più basse rispetto a quelle comminate durante la prima tranche di patteggiamenti e dovranno anche in questo caso comprendere anche il risarcimento del danno.
La Procura ha chiesto però di stringere i tempi per poter stralciare le loro posizioni e chiudere definitivamente le indagini sul secondo filone, quello che riguarda anche la corruzione elettorale e che vede una trentina di indagati. Tra i principali c’è l’ex capo di Gabinetto Matteo Cozzani, che è indagato anche alla Spezia (dove le indagini sono state chiuse). Al momento Cozzani, difeso dall’avvocato Massimo Ceresa Gastaldo, non ha fatto filtrare alcuna ipotesi su riti alternativi. Ma è chiaro che la doppia inchiesta ligure lo costringerà a breve a esplicitare alcune scelte per evitare il carcere.
Ha invece fatto la sua scelta l’editore di Primocanale Maurizio Rossi, indagato per finanziamento illecito ai partiti per gli spot elettorali proiettati sul maxischermo del grattacielo di piazza Dante in numero molto maggiore di quanto previsto dai contratti. Rossi era stato iscritto nel registro degli indagati anche per il reato di corruzione, ma su questo reato la Procura non ha trovato poi alcun riscontro e questo capo di imputazione è caduto. Essendo il finanziamento illecito un reato ‘minore’ Rossi, attraverso il suo avvocato Nicola Scodnik, chiederà la messa alla prova che consente di sospendere il procedimento penale “per reati di minore allarme sociale in cambio di un programma di trattamento che prevede come attività obbligatoria e gratuita, l’esecuzione di un lavoro di pubblica utilità in favore della collettività presso un ente o un associazione”, un po’ come i lavori socialmente utili di Toti. La differenza è che se il programma viene rispettato alla fine del periodo l’indagato ottiene l’estinzione del reato. Se invece si verificano problemi o inadempienze il procedimento, che nel frattempo rimane sospeso così come la prescrizione, ritorna in piedi fino alla richiesta di rinvio a giudizio.
Di tutti gli altri indagati nel filone nessuno al momento avrebbe formulato proposte o richieste ai pm, in attesa della chiusura delle indagini.