Puglia

Matera in Puglia? “Ecco perché potrebbe lasciare la Basilicata”

Matera in Puglia? Non è una boutade, né una provocazione. Perché la Città dei Sassi, insignita del riconoscimento di capitale europea della cultura nel 2019, potrebbe lasciare la Basilicata per entrare a far parte del territorio pugliese, grazie all’avvio di un referendum su cui si è pronunciata positivamente la Corte Suprema di Cassazione. La proposta di voto, presentata nel marzo 2024 dagli ex senatori Tito Di Maggio e Corrado Danzi, rappresentanti della neonata associazione “Matera Terra d’Otranto”, è stata ritenuta legittima dalla corte, che “ha inviato tutte le procedure da seguire per redigere la domanda referendaria e ha individuato un delegato per seguire l’iter amministrativo”.

L’idea nasce dall’antica appartenenza di Matera al Tacco d’Italia, a cui è stata legata fino al 1663 per motivi territoriale, amministrativi, economici e culturali. La città lucana dista appena 15 chilometri dai vicini comuni pugliesi, disseminati lungo il paesaggio murgiano e condividendo gli splendidi habitat rupestri e ipogei con l’entroterra barese.

Di Maggio ha spiegato ai nostri microfoni come si tratti di un progetto che ha come scopo quello di stimolare il protagonismo della città con azioni dirompenti, ritenute necessarie per consentire a Matera di ricevere le attenzioni che merita e che possono consentirle di accelerare e amplificare i suoi processi di sviluppo». L’ex esponente di Palazzo Madama ritiene che la città dei sassi riceva troppo poca attenzione dall’Amministrazione Regionale, tutta riversata su Potenza, capoluogo di regione. Una situazione che impoverisce i territori materani e alimenta l’emigrazione, penalizzando le potenzialità di Matera. La partita, dopo il sì della Cassazione, è apertissima, ma bisognerà vedere, se il referendum dovesse andare in porto, quale sarà la scelta di voto dei materani, da sempre legati da un forte senso di appartenenza.




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