Luca Marinelli: «A scuola sono stato bocciato due volte, è qualcosa che quasi vieterei. Con Alessandro Borghi siamo grandi amici»
Dà il volto a uno dei protagonisti più oscuri della storia italiana: Luca Marinelli è Benito Mussolini nella serie M – Il figlio del secolo, tratta dal romanzo di Antonio Scurati e diretta da Joe Wright, con la sceneggiatura di Stefano Bises e Davide Serino, in arrivo dal 10 gennaio, in esclusiva su Sky e in streaming su NOW.
«Devo dire che il momento in cui mi sono visto nei panni di Mussolini è stato abbastanza impressionante», ha spiegato ospite di Stories su Sky Tg24.. «Eravamo tutti di fronte a questo specchio, reparto trucco, capelli, costume, ed è stato un momento molto forte. Pensavo di conoscere la storia ma mi sono trovato di fronte alla mia ignoranza, perché non sapevo veramente tutto. Penso che sia importante proprio questo nella serie, il fatto di essere messi davanti alla propria ignoranza per riconoscerla e colmarla».
«Prima di accettare il ruolo, mi sono confrontato con mia nonna»
Diventare Mussolini è stata una grande responsabilità. «Sì, rispetto a un messaggio di antifascismo, e quindi del mio fare i conti con la storia, cosa che secondo me, noi come Paese, non abbiamo veramente fatto, e quindi ho sentito che questo progetto era per me molto importante».
Prima di accettare il ruolo, Marinelli ha voluto confrontarsi con la nonna: «È una figura molto importante per me, soprattutto per avermi fatto crescere con dei valori antifascisti. La presi alla lontana dicendo: “Stanno per fare una serie su Mussolini”, e lei disse: “E tu chi fai?”. Io le risposi: “Lui”. Ci furono cinque secondi di silenzio, poi arrivò un fatidico: “E perché?” Per me fu pesantissimo perché sapevo il motivo, però in quel momento mi sembrava che non valesse nulla di fronte a mia nonna. Poi ricordo quando a Cinecittà mi fecero il regalo di avere una proiezione privata per me e la mia famiglia e che alla fine di quella proiezione mia nonna mi disse: “Hai fatto bene” Mi tolse un peso gigantesco».
«Sono stato bocciato due volte. È una cosa che quasi vieterei»
Nato a Roma, Luca Marinelli ha affrontato qualche ostacolo nel trovare la propria strada, soprattutto a scuola. Nonostante fosse un ragazzo curioso, non era un grande studioso. «Sono stato bocciato due volte. La scuola è stato un periodo particolare, e la mia strada l’ho trovata solo dopo, piano piano». Un’esperienza su cui ancora oggi riflette con amarezza: «Essere bocciati non è una cosa bella, per nulla. È una situazione che quasi vieterei. Non è solo colpa del ragazzo, ma anche dell’ambiente, della scuola, di chi insegna. Credo che ci sia una corresponsabilità. Ma ero comunque curioso, forse dovevo solo essere stimolato»».
Il vero cambiamento per Marinelli avviene con l’ingresso all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, che gli permette di formarsi come attore. L’esperienza accademica è fondamentale per la sua crescita artistica, e uno dei ricordi più vividi è quello di Anna Marchesini, con la quale ha avuto il privilegio di lavorare. Abbiamo avuto l’immensa fortuna di incontrarla in Accademia. Con lei abbiamo fatto mesi indimenticabili di recitazione, racconta con affetto. Durante il suo corso, Marchesini li guidò in un esercizio particolarmente significativo: ognuno doveva scrivere un monologo su sé stesso partendo dal proprio documento d’identità, un’attività che rivelò aspetti profondi della loro personalità.
«Quando chiesi di rifare il provino»
L’esordio al cinema arriva nel 2010 con La solitudine dei numeri primi, diretto da Saverio Costanzo. Marinelli ricorda l’emozione dei provini con un certo imbarazzo: Non ero riuscito a leggere il libro, e mi sentivo di non aver fatto un buon lavoro. Così scrissi una mail alla casting director, chiedendo di fare un altro provino». La sua insistenza venne premiata, e il suo ritorno al provino, questa volta dopo avere letto il libro, gli permise di ottenere il ruolo.
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